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Consiglieri di Pd, Idv, Sel e Fds pronti a dimettersi. Piemonte verso il voto anticipato

In Piemonte i consiglieri regionali appartenenti a Pd, Idv, Sel e Fds sono pronti a dimettersi. L'iniziativa per ora resta sulla carta, perché il numero complessivo dei consiglieri disposti a fare il passo, circa 17, è inferiore ai 31 necessari

Dalle parole si vorrebbe passare ai fatti, ma i tempi sembrano essere prematuri. Diciassette consiglieri regionali sono pronti a firmare le dimissioni dopo i cinquantasei avvisi di garanzia consegnati negli scorsi giorni dalla Guardia di Finanza, in merito all'inchiesta sui rimborsi spesa. Tra le parole e i fatti però ci sono quattordici consiglieri che fanno la differenza. Sì, perché le dimissioni in blocco servirebbero a far tornare il Piemonte al voto. Ma senza il numero minimo di almeno 31 eletti l'assemblea non decadrebbe.

Si sono fatti avanti i consiglieri regionali di Pd, Idv, Sel e Fds, appoggiati da Benvenuti in Italia, Libertà e Giustizia e dal Coordinamento Universitario Torinese. I perché e i per come sono stati spiegati in una conferenza stampa a Palazzo Lascaris, sede in cui si svolge il Consiglio regionale. Quando ha preso la parola Davide Mattiello, il presidente di Benvenuti in Italia, ha evidenziato come ci sia la necessità di "voltare pagina per restituire legittimità ai rappresentanti delle istituzioni", dopo l'onda di discredito che ha colpito la Regione Piemonte. "Fra queste macerie - ha detto Mattiello - è necessario scegliere se rimanere seppelliti come cadaveri sotto al cumulo oppure se crescere sopra le macerie, come licheni. I licheni sono piante pioniere, che spaccano le rocce e creano le condizioni per la nascita degli alberi e dei fiori che verranno. Ora che tutto è cambiato, saranno le mosse coraggiose a essere premiate".

Oltre ai diciassette consiglieri regionali, se ne potrebbero aggiungere ancora altri dell'opposizione ma, per il momento, non sembrano guardare favorevolmente al progetto che resetterebbe la politica piemontese. Per il momento aderiscono all'iniziativa Udc e M5S, i Moderati nicchiano, l'ex grillino Biolé si dissocia.

Qualche voce fuori campo ci sarebbe in realtà anche all'interno dello stesso Pd, nonostante il dirigente Giorgio Merlo ostenti sicurezza e unione: "Adesso c'é un solo obiettivo politico da raggiungere per la Regione Piemonte: andare subito al voto anticipato. Su questo non ci devono essere indugi, tentennamenti, sotterfugi e furbizie. E, su questo versante, il Pd piemontese è unito e compatto", ha detto Merlo in una nota con cui ha appoggiato l'iniziativa. Sempre in casa Pd ha detto la sua il senatore Stefano Esposito, presente in conferenza seppur solo come ascoltatore. Secondo il deputato le dimissioni dei consiglieri non dovrebbero essere vincolate al numero minimo di trentuno, un numero che per Monica Cerutti di Sel è "molto difficile da raggiungere". "Se l'opposizione si dimettesse - ragiona Esposito - e tutti i giorni andasse davanti al Consiglio in presidio, questo sarebbe un fatto politico difficile da ignorare per Cota e la sua maggioranza".

Dalla parte opposta della barricata c'è la maggioranza, invitata anch'essa a dimettersi in blocco. Presente alla conferenza c'era Gianpiero Leo del Pdl il quale, al termine, ha chiarito: "Non credo che le dimissioni servirebbero e anche sulla disponibilità di tutti gli esponenti del Pd a rassegnarle avrei i miei dubbi, considerando come è andata l'elezione di Prodi al Quirinale. Comunque - ha detto - sono qui per dire che non mi sento fuori, propongo di assumere iniziative su temi concreti e confrontarci su quelli".

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