Ugo Venturini con "Nothing here" al Mau
Venerdì 17 marzo 2017, dalle 18.30 alle 21.30, presso la Galleria del Museo d'Arte Urbana, via Rocciamelone 7 c Torino, inaugurazione della mostra personale di Ugo Venturini "Nothing here", a cura di Edoardo Di Mauro. Nella stessa serata, per Spazio Temporaneo # sei, opere di Idana Vignolo. a cura di Daniele D'Antonio e dell'Associazione Tribùdelbadnightcafè. Fino al 10 aprile, lunedì ore 17-19 o su appuntamento.
La vita dell'uomo è connotata, in termini antropologici, da una incessante "ricerca del nuovo". L'arte è evento collocato in un sito "ideale", di speculazione intellettuale pur essendo imprescindibilmente correlata con l' ambito "basso" della tecnica. Si trova quindi ad essere condizionata, nonchè a porsi come condizione dell'evoluzione di quest'ultima, talvolta la precorre, in altri casi vi si accoda pur mantenendo un distacco dalla materialità impercettibile ma sempre vigente. Inevitabile, quindi, che la realtà virtuale eserciti un forte potere sull'arte, sia esso di attrazione o di repulsione.
La possibilità di creare cloni e mondi paralleli va di pari con l'aspirazione a dotare essi di un'anima, plasmandoli con il soffio vitale della creazione, sostituendosi a Dio come era già intento dell'uomo rinascimentale. L'arte non può quindi che fornire un importante contributo al dibattito vigente sulla dialettica organico/inorganico. Ai giorni nostri i termini della questione, gli elementi dialettici, sono rinvenibili all'interno di un diffuso tentativo di ricostruire un'identità individuale, sottraendola alla dispersione cui pare destinata dai molteplici effetti dell'innovazione tecnologica.
Che si manifesta con le apparenze di un Giano bifronte in grado, da un lato, di migliorare la qualità della vita ed aumentare il tempo libero a disposizione, elementi che già Aristotele dichiarava necessari ad un innalzamento del livello culturale del singolo, dall'altro causa di una riduzione dell'esistenza alle esigenze prioritarie dell'immagine, le uniche in grado di certificare, nel flusso caotico della comunicazione, un attestato di identità. Una interpretazione positiva delle tematiche legate al corpo ed al suo dispiegarsi polisensoriale prevede la prevalenza del pensiero della "presenza", contrapposto a quello dell' "assenza".
Quindi all'identità dispersa e frammentata, pura forma e significante ridotto a monade incapace di intrattenere rapporti con gli altri da sé, con cui si limita a fugaci ed effimeri contatti, eteree toccate e repentine fughe, in un perpetuo movimento, si sostituisce il contenuto capace di dare significato all'esistenza, di coniugare la "res cogitans" alla "res extensa", per approdare alla completezza di un essere pacificato in grado di fondersi con il mondo e l'ambiente esterni, di dare vita ad una materia inanimata ed inerte. Per dare corpo al dispiegarsi del libero arbitrio e concretizzarlo nella pienezza dei sentimenti e delle passioni che, tramite l'espressione artistica, possono approdare ad una catartica liberazione.
Questo incipit per introdurre la personale di Ugo Venturini allestita presso la Galleria del Museo d'Arte Urbana, in quanto la sua proposta attuale va in direzione degli assunti teorici prima menzionati. In un mio precedente testo del 2013, redatto in occasione della presentazione di un catalogo generale sulla sua opera scultorea mi soffermavo, invece, su una sintetica storia di questo linguaggio all'interno dell'avanguardia novecentesca, costantemente caratterizzata dalla volontà di superamento della staticità e della retorica di un monumentalismo di maniera, riscattato, da un lato, dalla rilettura della dimensione classica, dall'altro dalla contaminazione mondana e dalla ricerca di un equilibrio tra artificio e natura.