Roberto Bolle and Friends
Bello lo è sempre stato, bravo anche. Artista lo è diventato costruendo con intelligenza e scelte oculate la propria carriera. E questa serie di gala Bolle and Friends, che da alcuni anni a questa parte inanella nelle grandi arene estive e d’inverno nei teatri più prestigiosi, ne è la prova. Sono il risultato di un lavoro “matto e disperatissimo” su di sé prima di tutto e recentemente sul concetto di un gala, un tempo definito anche “spedizione punitiva” e ora trasformato in un prodotto di altissima qualità.
All'inizio della sua carriera, Roberto Bolle compariva in scena con l'aria di dire: guardatemi, un altro bello così dove lo trovate. Nei ruoli classici entrava e usciva dal personaggio secondo la bisogna. Ma non poteva durare. Alla sua crescita hanno contribuito sicuramente la decisione di restare, da una parte alla Scala, che è rimasta la sua casa, ma di prendere il volo per altri teatri, danzare con altre compagnie, mettersi alla prova con nuovi ruoli.
Il periodo inglese al Covent Garden, poi con l'American Ballet Theatre a New York, danzare per il giubileo della regina Elisabetta o per l'apertura delleOlimpiadi invernali a Torino, ne hanno fatto un divo mondiale, primo fra gli italiani. Assediato all'uscita del teatro da frotte di ammiratrici e ammiratori, come capita regolarmente a Tokyo, per esempio.
Personaggio pubblico, ha mantenuto il basso profilo del bravo ragazzo lontano dai pettegolezzi, anche quando questi lo hanno preso d’assalto intrufolandosi nella sua vita privata. Ma lui pensava, con umiltà e serietà fondamentali, a studiare nuovi personaggi. Ad esempio: per Onegin ha lavorato a lungo a Stoccarda con Maria Eichwald, sua partner in questo balletto. È nato così quel dandy russo dalle mille sfaccettature, prima giovane e sfrontato e poi provato dalla vita e dall'amore negato.
Quando a Milano balla la compagnia della Scala, ma lui non è nel cast, può capitare di riconoscerlo al buio in platea intento ad ammirare e applaudire i suoi compagni.
Come molti altri suoi colleghi superstar, col trascorrere del tempo ha messo in repertorio pezzi di danza contemporanea. L'esperienza di questi anni, proprio con i suoi Bolle and Friends, gli ha permesso di affinare scelte, dimostrare capacità organizzative, farsi le ossa per la sua prossima carriera che non nasconde di voler affrontare: quella di direttore artistico di una compagnia.
Per ora, splendido quarantenne, di abbandonare la danza attiva proprio non ci pensa. C’è il rischio di una rivoluzione dei suoi fan.
Così fu per la grande Alessandra Ferri nel 2007, che lo scelse per il suo lungofarewell americano e italiano. Così per Darcey Bussell, la grande stella della danza anglosassone, ritiratasi tra i massimi onori nello stesso periodo. Quest’anno, sono addirittura tre le regine del balletto che vogliono accanto Bolle per il loro “canto del cigno”. La prima è stata Aurélie Dupont, con la quale Bolle si è esibito in L'Histoire de Manon all'Opéra Garnier di Parigi. Quindi ecco Paloma Herrera e Julie Kent, due principal dancer dell'American Ballet Theatre.