"Iraq: una ferita aperta", la mostra fotografica di Giles Duley
Inaugura sabato 19 alle ore 15 la mostra ‘Iraq: una ferita aperta’. La guerra vista da vicino, con gli occhi di chi la vive, attraverso quelli di chi la documenta. A febbraio 2017 Giles Duley ha visitato i progetti di Emergency in Iraq con l’obiettivo di mostrare al mondo cosa è successo a Mosul. “In passato ho parlato di come, anche in queste situazioni, io abbia sempre cercato di trovare un barlume di speranza da fotografare, come una risata o l’amore di una famiglia. Ma quello che ho visto a Mosul mi ha spiazzato. Ho capito che a volte un’immagine simile è impossibile da trovare” racconta Giles Duley.
L’operazione umanitaria di Mosul è stata una delle più grandi e complesse emergenze del 2017. Per dare assistenza ai feriti in fuga dalla città, Emergency decise di riaprire un ospedale che aveva costruito nel 1998 e aveva poi affidato alle autorità locali nel 2005. Lì, in 7 mesi di attività, Emergency ha assistito oltre 1.400 vittime di guerra. L’impegno per la pace è un impegno di civiltà al quale siamo chiamati tutti, nessuno escluso, la mostra di Giles Duley costringe a guardare negli occhi l’orrore, fermato in una foto e spogliato di ogni speranza, in modo che nessuno di noi, poi, riesca a voltarli da un’altra, qualsiasi, parte.
Dall’intensità di queste immagini, sospese tra arte e storia, prende forma un racconto che invita a riflettere sulla fotografia come impegno civile. Dopo aver passato anni a immortale rock star, famoso il suo scatto a Marylin Manson, dal 2000 Giles Duley lavora con diverse organizzazioni non governative documentando storie di vittime di guerra da tutto il mondo. Nel 2011, mentre era in Afghanistan, Duley perse entrambe le gambe e il braccio sinistro a seguito dell’esplosione di una mina. I medici gli dissero che non avrebbe mai potuto tornare a lavorare. Dopo 18 mesi era di nuovo in Afghanistan, con una troupe per girare il documentario Walking Wounded: Return to the Frontline in cui visita il Centro chirurgico Emergency di Kabul e incontra i pazienti ricoverati.