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Le mille vite di Mauro Rostagno raccontate dalla figlia Maddalena

Proprio nel giorno del 23esimo anniversario dalla morte del padre, Mauro Rostagno, freddato a Valderice in provincia di Trapani, la figlia Maddalena ha presentato alla Feltrinelli il libro a lui dedicato

Il 26 settembre del 1988 era un lunedì. Una serata calda, uno strascico di estate trapanese. Ieri, 26 settembre 2011, il destino ha voluto che fosse un lunedì. Un giorno diverso per Maddalena Rostagno. Lei non si trova più in Sicilia, ma a Torino, dove vive e lavora. Proprio nel giorno del 23esimo anniversario dalla morte del padre, Mauro Rostagno, freddato a Valderice in provincia di Trapani, ha presentato alla Feltrinelli il libro a lui dedicato.

A pochi mesi dall'inizio del processo che vede Vincenzo Virga e Vito Mazzara, uomini di Cosa nostra, accusati del delitto, “Il suono di una sola mano – Storia di mio padre Mauro Rostagno”, scritto con Andrea Gentile ed edito da “il Saggiatore”, racconta dalla lente di chi ha fatto parte di quella storia il cammino di un uomo fuori dagli schemi.

TORINESE E CITATDINO DEL MONDO - Mauro Rostagno, torinese di nascita ma cittadino del mondo, camaleonte capace di mettersi continuamente in discussione: rivoluzionario, Arancione alla ricerca della spiritualità in India, e giornalista in cerca della verità in una Trapani infestata dalla mafia. A discutere con gli autori ci sono Enrico Deaglio, giornalista impegnato a difendere l'onore dell'amico troppo spesso infangato e Manuela Mareso, direttore di Narcomafie, rivista specializzata sui temi di mafia ed antimafia. Quella di ieri non sembrava la classica presentazione dell'ultima novità uscita nelle librerie, ma un colloquio tra amici. Un dialogo tra persone che conoscono la storia di Mauro Rostagno, la vita camaleontica di un personaggio carismatico, la corsa inarrestabile alla vita che solo il piombo ha saputo fermare.

Ma ieri si è assistito anche ad un cambiamento, scritto nero su bianco tra le pagine di “Il suono di una sola mano”. Perché molto è cambiato da quel 26 settembre di 23 anni fa. A spiegarlo è proprio Enrico Deaglio: “Questo libro è il racconto appassionato di una figlia, capace di dimostrare l'amore per il padre conciliando il racconto della sua vita, delle fasi più tragiche del percorso di Mauro, con accuratezza e documentazione”. Il percorso per raggiungere la verità non si è ancora concluso, ma quel che è già stato scritto ha il sapore inconfondibile della calunnia ed ha lasciato un segno indelebile.

I PROCESSI - Prima di individuare la pista mafiosa la magistratura ha percorso quella del delitto tra compagni, maturato all'interno di Lotta Continua per l'omicidio Calabresi (Mauro Rostagno è stato uno dei fondatori del movimento) e quella interna alla Comunità Saman, centro di recupero per tossicodipendenti costituito a Trapani da Rostagno. Ipotesi che si sono rivelate infondate e che, nel 1996, hanno persino portato all'arresto di Chicca Roveri, compagna di Mauro Rostagno e madre di Maddalena, per concorso in omicidio. Due anni di infamie, tesi giornalistiche che puntavano al delitto passionale, editoriali carichi di veleno e falsità. Poi l'assoluzione completa e l'apertura di un processo nel febbraio del 2011 che vede a giudizio due esponenti mafiosi.

Maddalena racconta le difficoltà incontrare nello scrivere queste pagine. Dal suo sguardo traspare il dolore che si intreccia all'amore per la scomparsa di un padre, perso a 15 anni. Le ragioni che hanno causato la sua morte le sono ben chiare. Mauro Rostagno aveva deciso di dare una possibilità di riscatto a quella città, Trapani, infestata da mafia e connivenze, raccontando tutto in televisione, dagli schermi di Rtc. Nomi, cognomi fatti presentati al pubblico con linguaggio semplice e diretto. Attività che decretò la sua condanna a morte. Maddalena Rostagno ne è certa e non vede l'ora di poterlo dire tramite le carte uscite da un Tribunale, scritte nel Nome del Popolo Italiano.

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