I capolavori di Giorgio de Chirico al Castello di Rivoli
Dal 5 marzo al 27 maggio al Castello di Rivoli "Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti", acura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria. Grazie all’accordo di collaborazione con la Fondazione Cerruti, il Castello di Rivoli presenta per la prima volta un selezionato nucleo di capolavori di Giorgio de Chirico provenienti dalla collezione di Francesco Federico Cerruti. In mostra otto importanti dipinti del maestro della Metafisica, opere sino ad ora celate nella Villa Cerruti di Rivoli, dimora voluta dall’imprenditore torinese negli anni sessanta ad uso esclusivo della propria collezione privata.
In linea con lo spirito che caratterizza la collezione Cerruti e la sua eclettica visionarietà, che dai fondi oro medievali spazia all’arte contemporanea, la mostra al Castello di Rivoli propone un inedito viaggio nel tempo che mette in relazione le opere di de Chirico con alcune tra le maggiori opere di arte contemporanea della collezione permanente del Museo. “Il percorso espositivo – scrive Marcella Beccaria – propone ai visitatori un vertiginoso gioco tematico di assonanze, rimandi, contraddizioni ma anche sorprendenti corrispondenze, che gettano nuova luce sulla poetica di de Chirico e sulla sua ricca eredità culturale”.
Nella cornice del Castello – a sua volta luogo nel quale il passato rinnova continuamente il suo incontro con il presente – la mostra si articola attraverso una serie di dialoghi tra i dipinti di de Chirico e opere di artisti contemporanei tra cui Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto e Maurizio Cattelan. Afferma Carolyn Christov-Bakargiev: “In de Chirico la riscoperta della mitologia classica non avviene come nel Rinascimento per ricostruire una storia del passato, ma per uscire dalla Storia, quella stessa che proprio dal Rinascimento ci ha portato a quell’accelerazione mortifera e ingestibile che arriva alla nostra contemporaneità. De Chirico è nietzschiano, antimoderno e contro lo storicismo. Rinnovando il concetto di un tempo circolare, l’artista si rifà alla mitologia e alla pervasività del concetto di metamorfosi che la caratterizza”.