"Finalmente sola", Onda Larsen porta al Qubi lo spettacolo "per parlare d'amore"
Onda Larsen porta a Torino “Finalmente sola”. La stagione teatrale curata dalla giovane compagnia torinese ospita domenica 8 marzo un appuntamento speciale in occasione della festa della donna. In programma, al Qubì, alle 19,30 aperitivo (facoltativo) e poi, alle 20,30 lo spettacolo “Finalmente Sola”, vincitore, grazie ai suoi originali monologhi, del “Premio Anima e Corpo del personaggio femminile”, della menzione speciale al “Premio Giovane Scena delle Donne”.
Un testo per parlare di amore, dipendenza affettiva, violenza, dove però si ride, canta, balla in un mix di ritmo e idee, pieno di energia, costruito sulla bravura dell’attrice protagonista sul palco, Paola Giglio, che è anche autrice del testo. La regia è affidata a un’altra giovane artista, Marcella Favilla.
Lo spettacolo
P. è sempre stata fidanzata, dall’età di 5 anni. Nella sua vita è saltata da una storia all’altra senza soluzione di continuità, schiava dell’amore e degli uomini, ai quali proprio, non sa dire di no. Ora però qualcosa è cambiato. Ora è rimasta sola, finalmente, faccia a faccia con sé stessa, senza nessuno cui rivolgersi, da cui farsi consolare.
Del resto non ne poteva più dell’eterna spirale amorosa nella quale era incastrata da sempre, fatta di dinamiche ripetute all’infinito con uomini tutti banalmente diversi: cambiavano i bisogni, ma lo schema era sempre lo stesso. M., R., S., G., A., D., U., ... poi è arrivato F. Che ha sparigliato le carte e l’ha portata di peso dove si trova adesso. Ora che è sola, finalmente, P. ripercorre con ironia e sarcasmo il suo passato sentimentale, dà libero sfogo a tutto il suo sentire, parla, canta, ride. Solo di F. non riesce a ridere.
Su F. c’è poco da scherzare. Ha fatto sì che lei affrontasse il suo problema con gli uomini e l’ha mandata qui, dove può riflettere sul suo comportamento. In effetti questo è un non luogo riposante, dove P. non si sente giudicata, come spesso la faceva sentire F., che, diciamolo, ogni tanto era un po’ troppo severo. Critico. Un vero rompicoglioni. No, no, lui la amava più di ogni altro, era il migliore di tutti e lei lo doveva ringraziare per averla salvata, e pulisci meglio lì che c’è una macchia.
E vaffanculo, fallo te, ha detto un giorno P. E così è arrivata dove si trova ora. Dove ha fatto un passo avanti nella consapevolezza di sé: non c’è bisogno di avere un uomo accanto per sentirsi completa. C’è voluta una relazione violenta per farglielo capire. E no, non ha avuto un’infanzia difficile, nessun problema in famiglia. Capita, anche alle migliori di rimanere invischiate in rapporti malati e potenzialmente pericolosi. E’ possibile uscirne indenni, senza segni di mani strette sul collo o costole fratturate? E’ ciò che si chiede P., che la sua esperienza l’ha avuta e certo sa, al contrario di noi, come è andata a finire. Ce lo racconterà, certo. Ci dirà tutto, dall’inizio.