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Skam Italia, l’attrice torinese è "Sana": "Per capire cosa provava ho messo il velo e sono uscita per Roma"

Beatrice Bruschi, attrice protagonista di Skam 4, si racconta a TorinoToday. L'esperienza di interpretare una ragazza musulmana di seconda generazione, una liceale romana, andando al di là dei soliti cliché e abbattendo tanti pregiudizi. L'intervista

Skam è la serie che ha accompagnato tantissimi italiani durante la quarantena. Un teen drama che in realtà si è rivelato molto di più. Girato quasi completamente a Roma, infatti, Skam - ormai giunta alla sua quarta stagione - è una serie corale, che racconta la vita di un gruppo di liceali, riuscendo, ad ogni stagione, a posare la lente di ingrandimento su uno di loro, raccontandone la vita, i sentimenti, le emozioni contrastanti, le gioie, le sofferenze, l'amore, i contrasti. E lo fa in maniera così reale da permettere al pubblico, ai giovani in primis, di immedesimarsi in Eva, Giovanni, Martino, Silvia, Sana e in tutti gli altri.

In particolar modo, Skam 4 - coproduzione Cross Productions - Timvision, disponibile su Netflix e Timvision dallo scorso 15 maggio con 10 nuovi episodi - punta i riflettori su Sana (la 24enne attrice torinese Beatrice Bruschi) una ragazza italiana, musulmana praticante, con genitori di origine straniera. La giovane, che nelle prime stagioni della serie ricopre un ruolo importante, ma non da protagonista, mostrandosi spesso sicura di sé e un po' fredda, nella quarta stagione si lascia conoscere dal pubblico, ma soprattutto affronta in maniera assolutamente credibile un tema delicato quando rilevante: essere un'adolescente che indossa il velo al giorno d'oggi in una grande città come Roma.

Beatrice Bruschi ha raccontato la sua esperienza portandoci nel mondo di Sana che è il mondo di tante ragazze...

Com’è stato il primo approccio con questo personaggio? Come ti sei avvicinata a questo ruolo?

Già prima di essere scelta, quando ho fatto il provino ero super felice perché non capita tutti i giorni di poter raccontare un ruolo così particolare. Non un ruolo che fino ad ora, purtroppo, si era visto. Avevo anche paura di non riuscire ad essere credibile, ma sono prevalsi, sin da subito, gioia ed entusiasmo. Quando sono stata scelta mi sono resa conto, da subito, che la responsabilità era grande, il mio primo pensiero è stato quello di approcciare a questo ruolo con massimo rispetto, massima umiltà. Ma per farlo era necessario studiare. Mi sono comprata il Corano e altri libri sull'Islam, mi sono informata a livello teorico. Ho contattato alcuni amici che hanno origini egiziane, magrebine e da loro mi sono fatta raccontare alcune cose. Dopodiché mi serviva capire cosa provasse una ragazza di seconda generazione che indossa il velo quando prende l'autobus, quando gira per strada e così ho fatto. Mi sono comprata una sciarpa di cotone e ho iniziato ad andare in giro per Roma con il velo.

E come è andata?

Mi è successo che ero a spasso con il mio cane e si sono avvicinati dei ragazzi adolescenti, io subito ho pensato che mi avrebbero detto qualcosa, magari rispetto al velo, alla religione e, invece, mi hanno detto "Che cane enorme, è bellissimo". In quel caso ero stata io ad avere pregiudizi su di loro. Ho notato, almeno nella mia esperienza, che i ragazzi giovani, adolescenti, non vedevano il velo, vedevano una ragazza. Punto. Non posso dire lo stesso di un paio di signore più grandi, alcune di loro mi hanno inviato degli sguardi poco piacevoli. 

Una ragazza musulmana, di seconda generazione, che gira con il velo per Roma. Frequenta una scuola romana, coetanei che hanno abitudini diverse ed è inizialmente anche vittima di insulti e meme sui social. Cosa hai capito (o cosa hai scoperto) interpretando Sana?

Grazie a Skam, soprattutto dopo la quarta stagione, posso dire che la mia vita è molto cambiata. Sembra un'affermazione esagerata, ma qualcosa è davvero successo dentro di me. E' stata un'esperienza talmente forte che mi ha fatto pensare, riflettere, crescere. Mi sono chiesta perché non avevo mai approfondito prima questo mondo e mi sono anche arrabbiata con me stessa per non averlo fatto. Ho sempre creduto che ognuno ha la sua religione, fa ciò che vuole e sono affari suoi. Skam invece ha cambiato il mio punto di vista. Mi dispiace di non aver approfondito prima, ad esempio, le relazioni con delle ragazze musulmane, per esempio.

Ed è nata, dopo Skam, qualche nuova amicizia con ragazze musulmane come "Sana"?

Vi racconto questo aneddoto. Per capire meglio le abitudini musulmane, un giorno, ho scritto ad una ragazza musulmana su Instagram. Le ho scritto un messaggio dicendole "Ciao, sono Beatrice Bruschi, sono un'attrice, sto cercando di conoscere le abitudini...etc.etc.", insomma, un approccio terribile, freddo, pensavo che mi avrebbe mandato a quel paese. Invece con lei è nata una bella amicizia, è stata molto disponibile. Nella mia esperienza posso dire che conoscere mondi nuovi è bello, emozionante, ti arricchisce, ti migliora. Imparare delle cose nuove secondo me ti permette di uscire dall'ignoranza. Anche fare il primo passo è importante.

Tra i tanti messaggi forti che Skam 4 invia al pubblico, c'è la volontà libera di Sana di indossare il velo. È  una sua scelta. Ma questo comporta anche tante difficoltà. Credi che le ragazze musulmane che vivono in Italia, magari proprio a Roma, si siano immedesimate in Sana?

Dai feedback che mi sono arrivati, soprattutto attraverso i social, posso testimoniare che ho ricevuto tantissimi messaggi di ragazze musulmane che mi scrivevano "grazie". Facendo un esempio che mi ha colpito particolarmente, una ragazza mi ha scritto "E' finita Skam 4 e le mie amiche del liceo mi hanno chiamato e mi hanno chiesto scusa per non avermi capita come avrebbero dovuto". Quando lo racconto ho ancora la pelle d'oca. Un'altra ragazza mi ha detto che le era accaduto l'episodio del viaggio di maturità che, ad un certo punto, era diventato un po' troppo per lei e si era rivista in Sana. Leggendo questi messaggi mi sono detta: "Forse, con Skam, è successo qualcosa". Per me leggere i messaggi delle ragazze musulmane fiere, felici di essere state rappresentate in questo modo è la vittoria più grande"

Sana va oltre il velo, mostrando le abitudini quotidiane delle ragazze musulmane che non tutti conoscono o immaginano. Dai momenti di preghiera al Ramadam, dal non poter bere alcolici al non poter avere rapporti con i ragazzi. C’è il primo innamoramento e l’indossare il burkini per andare al mare.  Come è stato vivere tutto questo? Che valore ha avuto per te professionalmente e umanamente?

Sicuramente Skam 4 ha richiesto un maggiore approfondimento. Dovevamo andare, appunto, al di là del velo, mostrando tutte le debolezze di Sana, le sue fragilità e lì c'è stato il lavoro più grande che ho fatto, anche con l'aiuto di Sumaya Abdel Qader che ha collaborato alla sceneggiatura della quarta stagione.

Come è stato lavorare con lei. La sua figura ti è stata d’aiuto? 

Mi ha aiutato in maniera incredibile, per me è stato il salto di qualità. Sono rimasta incantata dal suo modo di essere, dalla sua mentalità. Potevo restare lì ad ascoltarla per ore senza parlare. Lei ha realmente abbattuto tanti pregiudizi, ha detto che il velo è una scelta femminista - tanto che anche Sana poi lo dice nella serie - che portare il velo è un esercizio spirituale, è una scelta. Il Corano dice "Non c'è costrizione nella religione", dunque, nel momento in cui sei costretto non è quello l'Islam, quella è un'altra cosa.

Cosa hai capito attraverso Sumaya?

Sumaya mi ha fatto entrare in casa sua, mi ha mostrato la sua quotidianità con il marito, le figlie più grandi e il figlio piccolo, banalmente anche gli oggetti di casa, la cucina, le cose che c'erano nel frigo, per me sono state importanti per capire quale era la realtà di una famiglia musulmana in Italia. Nella quarta stagione Skam entra proprio in casa di Sana, compare il fratello, gli amici del fratello, tutto il suo contorno familiare e devo dire che ho trovato molto bella questa scelta perché così è stato possibile comprendere meglio perché Sana si comportava in determinati modi.

Hai potuto vivere da vicino anche la preghiera?

Sì. Ero a Milano, a casa di Sumaya e le figlie mi hanno proposto di partecipare alla preghiera dei Gmi (Giovani musulmani italiani). Era un sabato sera, ho accettato e andando con loro, dopo aver mangiato una pizza insieme, alle 9 di sera è arrivato il momento di fare la preghiera. Hanno steso questo tappeto immenso, tutti ragazzi molto giovani, dai 16 ai 20 anni circa, e hanno iniziato a pregare. In quel momento ho provato una sensazione molto forte, particolare che mi ha fatto venire la pelle d'oca e lacrime di commozione. Lì per lì mi sono vergognata anche di essermi commossa, come se stessi vedendo qualcosa di allucinante, ma non volevo assolutamente dare questa impressione. Le figlie di Sumaya però mi hanno tranquillizzata, dicendomi che succedeva anche a loro di commuoversi, perché è un'esperienza molto potente. Sono tornata a casa quella sera e non ho dormito tutta la notte e anche nei giorni successivi sono stata in una particolare riflessione spirituale.

Quest'esperienza, poi, come l'hai portata sul set?

Capìta quella sensazione, volevo riportarla nelle scene in cui Sana prega, nelle scene in cui Sana parla di quanto sia importante per lei la religione, c'è la scena in cui parla con Malik e gli spiega perché per lei è così importante pregare. Quella scena, l'ho tutta recitata pensando a quel giorno in sezione con i ragazzi del Gmi. Ora non so se è risultata credibile, se sono riuscita a trasmettere certe emozioni, ma mi sento fortunata ad aver vissuto quella esperienza, al di là della parte attoriale, a livello umano. E mi sento anche più fortunata rispetto agli altri ruoli di Skam, perché veramente ho avuto la possibilità di scoprire e conoscere delle cose meravigliose.

Quanto pesano ancora oggi, secondo te, i pregiudizi verso una ragazza che indossa il velo, anche in una città grande come Roma?

Tantissimo purtroppo. Mi è successo di litigare con una persona, ad esempio: stavamo ad un tavolo insieme, stavo raccontando la mia esperienza di quei giorni e questa persona mi guarda e mi dice "il velo toglie proprio femminilità". La mia unica reazione è stata arrabbiarmi, perché non si può parlare senza conoscere, è il sintomo dell'ignoranza più totale. Prima di dire una cosa è importante informarsi, prima di dare un giudizio conosci una persona. E questo è anche il messaggio di Skam. 

Sana sarà riuscita a rompere qualche barriera, anche nel mondo del cinema e della tv?

Credo che "Sana" sia il primo caso italiano in cui una ragazza musulmana sia raccontata così e mi auguro che Skam sia un punto di partenza. Che le persone guardando questa serie possano rendersi conto della normalità di Sana, che ha la mamma che ha una farmacia, che ha il papà che è medico. Sarebbe importante far vedere, in televisione, in una delle tante fiction, ad esempio, una donna musulmana che fa il medico. Perché non raccontare questa realtà? Le ragazze musulmane che vedono tv e cinema pensano "per me i ruoli non ci sono, perché se devo fare la musulmana devo fare il personaggio stereotipato e, allora, che cosa la faccio a fare l'attrice?" Se magari vedono ruoli come quello di Sana, invece, vengono incentivate a fare corsi di teatro, cinema, questa è un'altra vittoria incredibile. Vale lo stesso per i ragazzi. 

C'è chi dice che la quarta stagione di Skam parla dell'Islam. È corretto secondo te?

La quarta stagione non parla dell'Islam, parla di Sana, una ragazza musulmana, che non è una musulmana perfetta, è una persona, una diciottenne che prova odio, rabbia, amore, tristezza, felicità come qualsiasi altra persona al mondo. Chiaramente si parla anche dei conflitti che ha, perché esistono. Il mio lato preferito di Sana è la sua fragilità, il suo essere umana, aspetto che magari era un po' mancato nelle prime tre stagioni. E' bello vedere i suoi lati fragili, mi piace vedere questa Sana, che si arrabbia, che soffre, che piange. Nonostante sia una con un coraggio da vendere è pur sempre ancora un po' bimba. 

Skam 4 ha avuto un successo incredibile. Secondo te qual è la chiave di un tale successo?

Credo che il valore aggiunto di questa serie sia l'uscire dal personaggio "finto", dal solito cliché del liceale, ad esempio, raccontando delle persone che possono esistere nella realtà. Io di Sana ne ho incontrate almeno 4-5. E tutti i personaggi di Skam esistono nella vita reale, è per questo che piace, perché gli spettatori si sentono rappresentati. Possono dire "anche io sono come Sana", "anche io sono come Martino". Non è un racconto lontano. Aiuta, sicuramente, anche il fatto che Skam è girata a Roma, in un liceo romano, con ragazzi che parlano come i ragazzi di oggi, che frequentano gli stessi locali, che si vestono come loro. Sicuramente questa serie non ha mai avuto la pretesa di cambiare il mondo, ma ha aiutato alcune persone ad uscire da loro stesse. Sappiamo di ragazzi che, ad esempio, sono riusciti a fare outing con la propria famiglia dopo aver visto la storia di Martino e Niccolò.

Skam è girata quasi interamente a Roma. Hai un posto del cuore nella Capitale a cui Skam ti ha particolarmente legato?

Mi è successa una cosa incredibile. Dovevamo girare l'ultima settimana "Casa Sana" ero in macchina con il runner arriviamo al campo base e gli chiedo: "Ma è qui che giriamo?". "Sì", mi risponde lui. Era di fronte all palazzo in cui abita mia nonna a Monteverde Vecchio. Nel palazzo davanti al campo base c'era uno dei posti della mia infanzia, dove ho sempre passato Natali e altre feste con i miei cugini. Una coincidenza incredibile che mi ha aiutato tanto a sentirmi a casa mia. Tra tantissimi posti a Roma proprio lì. Non è stato indifferente questo dettaglio, quando ero a "Casa Sana" ero in un posto che conoscevo bene, conoscevo i ristoranti lì sotto, le strade, come se fosse veramente casa mia. Questo è stato sicuramente il mio posto del cuore.
 

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