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Fiat-Chrysler per rilanciare l'industria italiana, parola di Marchionne

Gli stabilimenti italiani non moriranno: "A Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati. A Melfi le 500 X e piccole Jeep. A Pomigliano le Panda. A Cassino il rilancio dell'Alfa. Mi impegno: saranno riattivati in pieno tutti gli impianti"

Sono passati solo pochi giorni da quando Fiat ha acquisito il marchio Chrysler e di voci sul futuro della casa automobilistica torinese se ne sono fatte in gran quantità. A mettere tutti a tacere, raccontando quel che sarà, è stato l'amministratore delegato Sergio Marchionne, intervistato dal quotidiano "la Repubblica".

Il numero uno di Fiat ha sciolto ogni dubbio sul tema del futuro dei lavoratori degli stabilimenti italiani, dicendo che "tutti rientreranno dalla cassa integrazione". Marchionne nega con parole forti che ci sia una clausola di protezione dell'occupazione americana nell'accordo con Veba: "Neanche per sogno, sarebbe una cosa tipicamente italiana, che là non è venuta in mente a nessuno".

A detta delle voci malpensanti, con l'accordo raggiunto la Fiat avrebbe progressivamente lasciato gli stabilimenti italiani. Invece sembra che i progetti siano completamente diversi e che per ognuno di questi ci sia un progetto ben definito. "A Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati - ha detto Marchionne -. A Melfi le 500 X e piccole Jeep. A Pomigliano le Panda. A Cassino il rilancio dell'Alfa. Mi impegno: saranno riattivati in pieno tutti gli impianti italiani".

Ai detrattori, quelli che sostenevano che l'operazione rappresentasse un danno per l'Italia, Marchionne risponde: "Un danno? Tutt'altro: questa operazione ha permesso la sopravvivenza dell'industria italiana in un mercato dimezzato. Ora possiamo ripartire con reti e basi più forti".

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