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San Mauro, si stampano sempre meno volantini pubblicitari: 82 lavoratori rischiano il licenziamento

La Stige di San Mauro è stata messa in liquidazione

"Ha senso che i volantini pubblicitari per una catena piemontese vengano fatti stampare in Sicilia o in Friuli?". È da questa domanda, che si pone Giorgia Perrone della Slc CGIL, che si deve partire per comprendere la crisi della Stige Spa di San Mauro. Una crisi industriale che ha origini lontane. 

La Stige - Società Torinese Industrie Grafiche Editoriali - è un'azienda storica che opera nel settore dello stampaggio e che è stata messa in liquidazione dalla proprietà. Ai tempi d'oro a San Mauro venivano stampati buona parte dei volantini promozionali che le grosse catene commerciali distribuivano per promuovere i loro sconti e le promozioni. Poi, gradualmente, negli ultimi vent'anni il settore è stato eroso dalla crisi. 

"La Stige ha dei macchinari che stampano su carta. Loro producono libri e stampano i volantini pubblicitari per la grande distribuzione", spiega la sindacalista, "Oggi si vedono molto meno in giro, sono i 'volantoni' degli sconti. Lavorano su grande scala perché hanno le rotative, macchinari che hanno una potenza di stampa tarata sul 900".

Il 900, secolo in cui non vi erano ancora i social network e internet era una prospettiva e non una realtà in grado di rivoluzionare il mercato in diversi suoi settori: "Siamo in presenza di questa crisi non perché l'azienda voglia delocalizzare, ma perché il settore è in crisi. Abbiamo aziende grandi sul territorio torinese che hanno una potenza di stampa enorme che non è supportata dalla richiesta del mercato. Il settore grafico è in crisi da molto tempo e ora la situazione si sta aggravando". 

Arriviamo così ai giorni nostri e alla messa in liquidazione dell'azienda che fa traballare il terreno sotto ai piedi agli oltre 80 lavoratori del sito industriale, 82 per la precisione che rappresentano l'intero corpo occupazionale. "L'azienda è stata messa in liquidazione e se non verrà ritirata, entro 18 mesi chiuderà del tutto. Gli scenari possibili sono tanti: che chiuda del tutto; che si faccia avanti un acquirente che rilevi un ramo d'azienda o che la rilevi tutta; che la proprietà decida di ridimensionare la struttura", spiega Giorgia Perrone. 

Cosa fare dunque? "Noi chiediamo che ci sia un movimento territoriale capeggiato dalle istituzioni. Si devono impegnare a cercare di mettere in sicurezza la filiera. La produzione grafica è da mantenere sul territorio perché abbiamo grandi professionalità, macchinari, aziende storiche che vanno tutelate. Siamo in ritardo, ma non bisogna lasciare niente di intentato".

La produzione deve essere mantenuta in Piemonte ed è qui che si torna alla domanda iniziale: "In altre realtà i poli universitari si sono alleati alle industrie e per esempio hanno inventato nuovi materiali. Bisognerà creare un sistema virtuoso in cui ci sia anche un filone di studio che cerchi di innovare il settore. Poi c'è anche tutto il tema legato alle gare d'appalto: se i clienti piemontesi fanno stampare fuori dalla regione c'è un tema da affrontare, anche ecologico. Bisognerebbe provare a ripensare a un sistema che dia risposte al territorio. Ha senso che i volantini pubblicitari per una catena piemontese vengano fatti stampare in Sicilia o in Friuli?". 

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