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Miele, crolla la produzione in Piemonte, ma a far paura è l'autunno

L'allarme di Coldiretti

La produzione di miele in Piemonte nel 2022 ha subito una flessione del 30%, questo a causa di caldo e siccità. A lanciare l'allarme sulla crisi del settore dell'apicoltura piemontese è stata Coldiretti Piemonte che ha messo in evidenza come il cambiamento climatico abbia portato a squilibri nelle colonie e fioriture anticipate di circa 15 giorni. 

Gli apicoltori così sono stati costretti ad anticipare il nomadismo verso le aree montane nella prima settimana di giugno e a iniziare a fornire nutrizioni di soccorso già nei primi giorni di agosto, a causa di scarse fonti nettarifere sia in zone collinari sia montane.

"In Piemonte", spiegano da Coldiretti, "si è riuscito in parte a produrre il miele di acacia andando però a perdere il millefiori collinare a seguito della siccità e dell’intenso caldo a fine primavera. Si è riscontrata una fioritura anticipata in montagna e per garantire la produzione del miele di rododendro e millefiori montano si è dovuto anticipare il nomadismo di circa 15 giorni. Per quanto riguarda la produzione del miele di tiglio è stata soddisfacente in areali di pianura, meno nelle zone montane danneggiate dalla grandine a fine giugno".

Una criticità che si somma a quella più generale dovuta all'esplosione dei costi a causa della guerra in Ucraina, ma in questo caso il problema coinvolge tutto il sistema agricolo piemontese. "Dal gas ai barattoli, dal gasolio alle etichette, è in arrivo uno tsunami sui prezzi del cibo in Italia con un autunno caldissimo sul fronte economico, con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali", sostiene sempre Coldiretti Piemonte. 
 
In agricoltura si registrano rincari dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio, fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro  

Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica. "Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica", spiegano Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale. 

"Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Piemonte e della Dieta Mediterranea, dalla trasformazione della nostra frutta agli ortaggi fino al vino, passando dai salumi ai formaggi, dalla carne alle conserve di pomodoro. Con l’esplosione dei costi dell’energia rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese".
 

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