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Economia

Aziende torinesi: una su tre ha fatto ricorso alla cassa integrazione, coinvolti quasi 53mila occupati

Dario Gallina (Unione Industriale): “Se non si interviene, l’estate potrebbe essere un duro colpo”

 Dall’inizio del lockdown a oggi, un’azienda su tre, tra quelle associate all’Unione Industriale di Torino, ha fatto ricorso alla cassa integrazione. In pratica hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali 714 aziende della provincia di Torino, per un totale di quasi 53mila occupati. Più della metà dei lavoratori in cassa integrazione appartengono al settore metalmeccanico. I dati sono oggetto di un’indagine condotta dal settore sindacale dell’Unione Industriale di Torino.  

“L’ampio ricorso alla cassa integrazione fotografa un tessuto industriale che sta provando a resistere ad una crisi senza procedenti. Ora che siamo usciti da lockdown, l’utilizzo degli ammortizzatori - pur diminuito - continua, perché per alcuni settori - spiega il presidente Dario Gallina - la produzione sta riprendendo faticosamente, sorretta soprattutto dagli ordinativi esteri, ma per altri, come il terziario invece la ripresa sembra ancora molto incerta nonché lontana”. 

“Gli ammortizzatori sociali d’emergenza e i vari interventi introdotti dal Decreto Cura Italia e dal Decreto Rilancio sono stati solo degli antidolorifici a scadenza. Purtroppo se si possono bloccare i licenziamenti per decreto, il lavoro non lo si crea con testi di legge e a causa dell’imposizione del limite temporale degli ammortizzatori già questa estate molte aziende saranno costrette a chiudere poiché non riusciranno a farsi carico del costo dei lavoratori”.

“Serve una cura a sostegno del settore industriale, in grado di rilanciare la domanda, e quindi la produzione e aiutare la liquidità. L’augurio - conclude Gallina - è che a livello governativo si rimuova il blocco dei licenziamenti e contemporaneamente venga programmato un intervento strutturale sull’intero sistema degli ammortizzatori sociali, che vada oltre l'emergenza Covid e sia finalizzato a razionalizzare tutti gli ammortizzatori sociali, semplificando procedure e iter burocratici e sindacali che ne rallentano la fruizione”.

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