Leumann, il simbolo dell'orgoglio torinese: da villaggio operaio a set cinematografico
A Collegno c'è il villaggio creato intorno a un'industria per far vivere gli operai. Oggi è un museo aperto, ma è stato anche molte altre cose...
Il Villaggio Leumann è quel gruppo di edifici dallo stile molto particolare che si trova a Collegno lungo corso Francia: a volte non ci si fa nemmeno caso, ma quel luogo è un pezzo molto affascinante della storia torinese, in cui si intrecciano il progresso degli operai e le vicende di alcuni dei grandi nomi della società torinese, fino ad arrivare a un museo aperto al pubblico e a un film che parla di una star a luci rosse.
Tutto ha origine con un momento drammatico della storia di Torino: la Strage di Torino, quando furono uccise 55 persone (e oltre cento feriti) che avevano protestato tra piazza Castello e piazza San Carlo contro il trasferimento della capitale del Regno d'Italia a Firenze. Le proteste avevano motivazioni non solo ideali, ma soprattutto concrete: il trasferimento della capitale comportò infatti la chiusura di tutte le strutture amministrative, degli uffici, ma anche la crisi di ristoranti e negozi frequentati dalla classe politica italiana che si riuniva a Torino.
Per evitare una crisi irreversibile dell'economia torinese, il governo decise di concedere agevolazioni fiscali e terreni in vendita a prezzi bassi, così da attirare gli investimenti e gli stabilimenti industriali. Si può dire che fu così che iniziò la storia di Torino capitale italiana dell'industria.
Tra gli imprenditori che approfittarono degli incentivi torinesi ci fu nel 1875 lo svizzero Napoleone Leumann; suo padre Isaac aveva rilevato una fabbrica tessile di Voghera in cui era stato operaio, e trasferirsi a Torino fu vantaggioso per vari motivi: oltre agli incentivi, c'erano anche collegamenti ferroviari che favorivano la crescita dell'industria e i collegamenti con Genova e la Francia, e più in piccolo lungo corso Francia passava la prima linea tranviaria extraurbana d'Italia già dal 1871.
Leumann acquistò un lotto di circa 60.000 metri quadrati di terreni nelle campagne di Collegno, e insieme al padre installò il nuovo sito produttivo dedicato al cotone, a differenza di quello di Voghera che trattava il lino.
Ma come tutti sanno, il Villaggio Leumann non è mai stato solo una fabbrica. Il suo creatore, infatti, aveva ereditato dal padre l'attenzione per le condizioni di vita degli operai, e qui fece realizzare un intero villaggio, la cui progettazione fu affidata a Pietro Fenoglio, l'autore di molte delle più belle case liberty di Torino. 59 villini e 120 alloggi, la chiesa, la scuola, l'ufficio postale, la palestra e tutto ciò che potesse servire al benessere di circa mille persone, tra operai e impiegati. A Fenoglio fu affidata anche la progettazione di una piccola stazione ferroviaria, che fu nominata “stazionetta”. Tutti i progetti filantropici di Leumann contribuirono alla crescita sociale e culturale di chi vi abitava e anche al successo economico dell'azienda. Così da un lato ebbe modo di diversificare i suoi capitali acquistando quote di numerose società, comprese le Distillerie Nazionali che diventarono poi Martini & Rossi: la figlia Lydia sposò Ernesto Rossi di Montelera unendo così due dinastie, mentre la figlia Olga sposò Giacomo Medici del Vascello, la cui famiglia aveva comprato da poco il castello della Mandria direttamente dai Savoia. Dall'altro lato Leumann poté destinare molti fondi a opere di beneficenza, compreso un ospedale per curare la tubercolosi, malattia che aveva causato la morte prematura della figlia Wera, a cui (un po' come successo a Pracatinat) fu intitolata la scuola all'interno del Villaggio Leumann.
Qualche anno fa il villaggio e la stazionetta hanno rischiato di scomparire di essere sostituiti da nuovi palazzi, ma fortunatamente il Comune insieme a Provincia e Regione hanno poi dato il via a una serie di interventi di recupero e restauro. Ancora oggi alcuni ex dipendenti del cotonificio vivono nelle case realizzate da Fenoglio, e nel complesso c'è la “Diffusione Tessile” che in qualche modo è erede dell'attività di un tempo; la scuola elementare Leumann, inoltre, è ancora attiva. Non solo per le lezioni, ma tramite un'associazione anche per visite di gruppi e scolaresche al villaggio, uno dei maggiori esempi dei Villaggi Operai che in Italia hanno contribuito allo sviluppo e al progresso di intere comunità.
Oltre a essere un ecomuseo sulla cultura torinese, infine, nel 2012 il Leumann è stato anche un set cinematografico per un film (“È nata una star?”) con Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo, genitori di un ragazzo che scopre di avere un talento come... pornodivo.
Per informazioni sulle visite al Villaggio Leumann: https://www.villaggioleumann.it/visite_al_villaggio.php
(Fonte immagini: pagina Facebook Associazione Amici della Scuola Leumann)