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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Tumore alla prostata, alle Molinette la PET-PSMA per tenerla sotto controllo

Ogni anno in Piemonte circa 800 pazienti con tumore alla prostata vengano curati con la prostatectomia radicale e altrettanti ricevano una radioterapia. Queste terapie, inizialmente efficaci, rischiano poi di far tornare a crescere la malattia

Alle Molinette di Torino sbarca la nuovissima e rivoluzionaria PET-PSMA, una nuova arma per identificare precocemente la ripresa del tumore alla prostata dopo una iniziale apparente guarigione.

Ogni anno in Italia 6.000 pazienti (circa 800 in Piemonte) con tumore alla prostata vengano curati con la prostatectomia radicale e altrettanti ricevano una radioterapia. Queste terapie sono di solito inizialmente molto efficaci. In più dell’80% dei casi si assiste a una completa remissione della malattia testimoniata dal fatto che il PSA (il marcatore che ha portato a fare la diagnosi) si abbassa a valori che sono prossimi allo zero. Tuttavia dopo un periodo di guarigione apparente, che può durare anche anni, nel 30-40% dei pazienti il PSA ritorna a crescere in modo progressivo e costante, dapprima molto lentamente, poi in modo sempre più rapido.

La risalita del PSA indica in modo inequivocabile che è in atto una ripresa della malattia. La malattia può ripartire nella stessa sede in cui si trovava la prostata (nel caso sia stato fatto l’intervento) oppure in altri organi distanti dalla prostata. In quest’ultimo caso si parla di “metastasi”. Poiché inizialmente si tratta sempre di una malattia presente solo a livello microscopico (e quindi di volume molto piccolo), strumenti diagnostici convenzionali come la scintigrafia ossea, la TAC o la risonanza magnetica sono totalmente  inefficaci nel localizzarla.

L’introduzione in tempi relativamente recenti della PET-TAC, un esame che combina i vantaggi della TAC nell’individuare con precisione la sede della malattia nel corpo umano con quelle della tomografia a emissione di positroni (PET) che invece è in grado di localizzare tumori anche molto piccoli attraverso l’identificazione di “sostanze” specifiche da loro prodotte, sembrava aver risolto questo problema. Purtroppo la PET-TAC, che utilizza la colina, una sostanza molto specifica per le cellule di tumore alla prostata, si è recentemente rivelata molto imprecisa.

I pazienti che hanno un PSA in crescita dopo un’iniziale terapia che sembrava essere stata efficace vivono in uno stato di ansia perché sanno di essere nuovamente malati ma nello stesso tempo non possono ricevere cure efficaci sino a quando la malattia non diventerà visibile.

Da poco è stata però messa a punto una PET-TAC assolutamente innovativa per il tumore alla prostata: essa utilizza una nuova sostanza chiamata PSMA, in sostituzione  della colina, che è in grado di riconoscere con estrema precisione anche piccole aree di tumore alla prostata. L’ospedale Molinette, su input del Direttore generale Gian Paolo Zanetta, sta lavorando per rendere operativa la metodica all’inizio del 2016, ponendosi così tra i primi centri nel mondo e in Italia ad utilizzarla. Tale indagine, che presenta anche costi molto vantaggiosi rispetto alla PET-TAC con colina, porterà sicuramente un grosso passo in avanti nella possibilità di poter utilizzare precocemente armi terapeutiche quali la chirurgia e la radioterapia per i pazienti che presentano una recidiva di tumore alla prostata. 
 

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