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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il Politecnico di Torino in Egitto per svelare i misteri millenari di Tutankhamon

Nella tomba “maledetta”

Una missione scientifica del Politecnico di Torino in Egitto, per svelare i misteri ancora irrisolti della Tomba del Faraone Tutankhamon, celebre per la “maledizione” che avrebbe colpito i suoi scopritori cento anni fa.

Dopo quasi un anno di attesa, i ricercatori di Archeo-Fisica del Politecnico di Torino hanno finalmente ottenuto il via libera dall’Egitto per le misure geo-radar decisive dall’interno della Tomba di Tutankhamon (in codice: KV62) nella Valle dei Re a Luxor. Le misure saranno condotte tra il 31 gennaio e il 6 febbraio 2018 e avranno l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di spazi vuoti o di corridoi nascosti dietro le pareti della camera funeraria di Tutankhamun. Secondo una teoria avanzata dall’egittologo inglese Nicholas Reeves, la tomba KV62 potrebbe essere, infatti, parte di una più ampia tomba appartenente forse alla Regina Nefertiti.

Si rinnova così lo storico rapporto tra Torino e l'antico Egitto, da cui provengono i reperti nel Museo Egizio grazie a una storia lunga quasi due secoli (qui la spiegazione).

La maledizione di Tutankhamon

Nebkheperura Tutankhamon fu un faraone Egizio della XVIII dinastia, vissuto nel 1300 avanti Cristo e soprannominato “il faraone fanciullo” per essere divenuto sovrano in giovanissima età, morendo a circa vent’anni a causa di molti problemi fisici.

La sua tomba fu scoperta nel 1922 grazie a una spedizione archeologica finanziata da un ricco nobile inglese, Lord Carnavon. A causa della lentezza delle operazioni e dell’esclusiva data a un giornale americano, in molti fin da subito criticarono la scoperta: un atteggiamento negativo che portò a creare la famosa “Maledizione di Tutankhamon” quando Lord Carnavon morì per un’infezione, alimentata poi dalle morti degli altri membri del team, in realtà tutte naturali e arrivate a un’età media avanzata.

tomba tutankhamon sarcofago-2

La missione del Poli in Egitto

Secondo il professor Franco Porcelli, coordinatore del gruppo di ricerca che fa capo al Politecnico di Torino, i tre diversi sistemi radar di ultima generazione che saranno utilizzati sono in grado di fornire una risposta sicura al 99% riguardo all’esistenza di strutture nascoste di rilevanza archeologica adiacenti alla tomba di Tutankhamun. Queste misure saranno quindi messe in relazione con la presenza di cavità sospette nella roccia a una distanza di qualche metro dalla KV62, rilevate dallo stesso gruppo di ricerca nel maggio scorso utilizzando una diversa tecnica di misura. Manca al momento la conferma che queste cavità sospette siano direttamente collegate alla KV62, un tassello essenziale di questo puzzle che le misure geo-radar del prossimo febbraio aiuteranno a definire.

Per questa ricerca, si è costituito un team di esperti di assoluto prestigio appartenenti a due dipartimenti del Politecnico di Torino (il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia ed il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture), in collaborazione con personale dell’Università di Torino (Dipartimento di Scienze della Terra) e di due aziende private, la 3DGeoimaging di Torino e la Geostudi Astier di Livorno. Partecipa alla ricerca anche Terravision, un’azienda inglese, e, nel ruolo di consulenza egittologica, il Centro Archeologico Italiano al Cairo. Il progetto si avvale inoltre della collaborazione di esperti del Ministero Egiziano delle Antichità sotto la guida dell’ex-Ministro Mamdouh Eldamaty. Il progetto di ricerca, supportato dal Politecnico di Torino, è sponsorizzato da Fondazione Novara Sviluppo, Geostudi Astier e National Geographic.

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