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Nuova tecnica di ossigenazione extracorporea salva malata di Hodgkin

La pratica clinica su un paziente di 50 anni in trattamento chemioterapico presso l'ospedale San Giovanni Bosco

Salvata grazie ad una tecnica di ossigenazione extracorporea (Ecmo), applicata eccezionalmente in trattamento chemioterapico. Così una donna di 50 anni, affetta da un linfoma di Hodgkin, potrà continuare a vedere la luce del sole grazie.

La notizia arriva dall'ospedale San Giovanni Bosco di Torino ed è - a tutti gli effetti - uno dei rari casi in Europa. L'Ecmo, permettendo il riposo dei polmoni malati, è una pratica clinica indicata nei pazienti con grave insufficienza respiratoria, condizione in cui si trovava la paziente quando il 3 dicembre scorso è stata ricoverata nel reparto di Rianimazione.

L’insufficienza respiratoria era causata da una fistola bronco pleurica generata da una massa tumorale tanto grande da occupare quasi tutto il lobo superiore del polmone destro. Ma il direttore della Rianimazione Sergio Livigni e la sua equipe hanno deciso di intervenire utilizzando il circuito extracorporeo. "La paziente - aggiunge Livigni - era in condizioni tali da non permettere una ventilazione artificiale normale".

La paziente verrà dimessa ed effettuerà i cicli chemioterapici in forma ambulatoriale, mediante catetere venoso permanente. "Si tratta di uno dei pochi casi descritti in tutta Europa di estensione dell'indicazione all'utilizzo di circolazione extracorporea in pazienti adulti con patologia ematologica maligna", conclude Livigni.

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