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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Crocetta / Via Paolo Sacchi, 66

La solitudine di chi vive sotto i portici. L'ex rapinatore diventato clochard

Bruno, ex rapinatore, da quando ha ottenuto la libertà vive sotto i portici di via Sacchi. Vorrebbe contattare la famiglia, ma non sa come fare

“Aiutatemi, o rischio di morire”. Chiede aiuto con gli occhi velati di lacrime, Bruno V., 57 anni: imbacuccato sotto vari strati di coperte, eppure ancora tremante per il freddo, Bruno è un senza tetto di via Sacchi. Dal suo giaciglio, nell’isolato tra corso Sommeiller e via Governolo, lancia un disperato appello alla sua famiglia: “Vorrei incontrarvi di nuovo, ma non so come contattarvi”.

La vita non è stata facile, per lui. Ex meccanico, Bruno V., in un momento di disperazione, rapinò un supermercato ad Asti. Venne preso grazie alle foto segnaletiche: condannato a tre anni di detenzione, scontati tra Asti, Aosta e Torino, Bruno racconta che quando uscì di galera sperava in una trasformazione della sua vita. Invece, è finito sulla strada.

Malato di aids, non ha i soldi per le medicine, né riesce a spostarsi per andarle a comprare: è vincolato ai portici, e teme di non farcela a vedere la fine dell’inverno.

“Ero andato a Savigliano, presso la comunità di papa Giovanni – racconta Bruno – ma mi hanno sorpreso mentre fumavo, nell’orario in cui è proibito. Me la sono presa, ho deciso di andarmene. Come mi pento di averlo fatto: adesso non ho più nessuno attorno a me, e non ho modo di essere aiutato da nessuno”.

Vorrebbe ritornare alla comunità, Bruno, ma gli piacerebbe ancora di più abbracciare quanto rimane della sua famiglia: “Mia moglie è morta anni fa – spiega – rimane solo Luciano: so che lavora al Lingotto in un’impresa di pulizia. Ma non so come contattarlo. In più, sono malato, e non ho più soldi per le medicine: il dottore del carcere mi aveva ordinato di prenderle con frequenza”.

Un passante si ferma e gli lascia una moneta. “Vede questa moneta? – ci domanda Bruno – non mi serve a niente. Ne ho tante di monete come questa. A Natale ho raccolto più di cento euro. Ma per le medicine non mi servono: le mie sono cure molto costose. No, mi servirebbe molto di più un aiuto umano, qualcuno che si prenda a cuore la mia storia. Ma qui non c’è nessuno”.

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