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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Centro / Piazza Solferino

Due piazze, gli scontri e Salvini: il sabato pomeriggio inusuale di Torino

Un giorno atipico per il centro cittadino blindato per garantire la sicurezza dei cittadini e dei manifestanti pro e contro Matteo Salvini che oggi ha parlato del progetto leghista per il futuro

Un sabato pomeriggio caldo e con le vie del centro chiuse. L’inizio del week end torinese coincide con un giorno di manifestazioni e contestazione, di piazze semi piene e cortei che non mancano l’appuntamento con i tafferugli. I punti caldi del centro cittadino sono divisi dalla sola via Pietro Micca e da un massiccio dispiegamento di operatori delle forze dell’ordine.

In piazza Solferino i “Soli delle Alpi” e la bandiere della Lega Nord Piemont garriscono al vento sopra il palco dove in molti, a partire dalle 16, parleranno a sostegno di Matteo Salvini e della nuova coalizione tra il Carroccio, Sovranità (Movimento che affonda le sue radici in Casa Pound), Fratelli d’Italia e le altre forze della destra piemontese. A poche centinaia di metri i centri sociali, Rifondazione comunista e altre sigle sindacali di base si sono date appuntamento per contestare l’iniziativa leghista.

In città la tensione è tanta dopo i fatti passati all’onore delle cronache di questa ultima settimana. L’assalto alla sede del Carroccio ha destato la preoccupazione delle forze di Polizia che hanno bloccato tutte le vie di comunicazione possibili tra le due piazze per garantire la sicurezza dei tanti torinesi a passeggio e di coloro che sono scesi in piazza. Strade chiuse, traffico deviato e le notizie sulla viabilità nel centro del capoluogo sabaudo ricordano i più intensi week end di luglio in autostrada.

Ma i torinesi non si lasciano fermare dalle limitazioni alla circolazione e popolano, come sempre, via Roma, via Garibaldi e le altre celebri strade delle “passeggiate” sotto la Mole. Ma arrivano le quindici e iniziano le manifestazioni. Parte da piazza Castello il corteo dei circa tremila contestatori di Salvini: “Torino non la Lega nessuno” questo lo slogan più gridato. Ma dopo una partenza pacifica, intorno alle 16:20 si sono consumati i primi tafferugli con le forze dell’ordine.

Scontri in centro il 28 marzo © foto Ivan Crivellaro

Dagli scontri si annotano otto fermati e due feriti tra i manifestanti. Il solido corredo di fumogeni e uova contro gli operatori della Polizia e dei Carabinieri non si sono però interrotti in via XX Settembre. Nelle strade strette che collegano via Garibaldi con le altre vie d’accesso alla piazza animata dalla Lega, gli agenti impegnati sono bersaglio di cori, insulti e vere e proprie “sassaiole” di uova. Oltre a questo non sono stati registrati altri tafferugli e scontri. Intanto in piazza Solferino è arrivata anche Sovranità con i suoi sostenitori e il comizio può partire.

Fabrizio Ricca, consigliere comunale del Carroccio, modera gli interventi dei tanti simpatizzanti, rappresentanti e alleati di Matteo Salvini. Si danno il cambio medici, imprenditori e tassisti per sostenere la bontà delle iniziative leghiste e mettere in risalto quelli che definiscono i “gravi errori del governo Chiamparino che sta uccidendo il Piemonte”.

Sul palco si alternano poi gli alleati di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Sovranità con Casa Pound. Immigrazione, sicurezza, lavoro e tasse: questi i temi politici che vengono affrontati con toni forti e parole dure nei confronti di Uber, del governo regionale e di quello nazionale. Tante le bandiere da quelle no euro alle spighe di Sovranità la piazza della Lega è molto meno verde di un tempo.

La conclusione è lasciata a Matteo Salvini. Il leader raccoglie i suoi intorno a punti centrali del programma, attacca Fassino e Chiamparino, difende l’operato del governo Cota e pesta forte contro “coloro che pensano che non abbiamo diritto di parola”. Torna anche sugli atti vandalici che hanno danneggiato una delle sedi del partito e accusa con forza anche i media  colpevoli, a sentire il segretario leghista, di dipingere una realtà diversa da quella che è realmente espressa dal movimento che si è stretto intorno a lui, minacciando denunce e querele per diffamazione.  

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