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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Sant'Ambrogio di Torino

La Sacra di San Michele, il set “segreto” del Nome della Rosa

È il monumento simbolo del Piemonte grazie a una legge del 1994, ma è anche la fonte di ispirazione del capolavoro di Eco, che avrebbe voluto ambientarci il film. Invece...

La Sacra di San Michele è il monumento simbolo del Piemonte: non è un modo di dire, anzi è sancito ufficialmente dalla legge regionale 68 del 21 dicembre 1994.

Le origini di questo complesso religioso che si trova nel Comune di Sant'Ambrogio di Torino, in Val di Susa, sulla sommità del monte Pirchiriano, sono incerte: lo storico più antico fu un monaco di nome Guglielmo vissuto proprio in quel monastero, che, intorno alla fine dell'XI secolo, scrisse il “Chronicon Coenobii Sancti Michaelis de Clusa”. In questo scritto, la data di fondazione della Sacra è indicata nel 966, ma lo stesso Guglielmo, in un altro passo dell'opera, afferma che la costruzione iniziò sotto il pontificato di papa Silvestro II (999-1003), in precedenza abate dell'abbazia di San Colombano di Bobbio.

Diversi elementi di questa storia antica più di mille anni ritornano in uno dei più grandi romanzi della letteratura italiana: “Il Nome della Rosa”, di Umberto Eco. Lo straordinario intellettuale morto a febbraio era nato ad Alessandria, e aveva trascorso a Torino gli anni dell'università, nel corso dei quali probabilmente vide per la prima volta la Sacra di San Michele.

Ed è stato proprio questo imponente complesso architettonico medievale a fornire a Eco l'ispirazione per ambientare il Nome Della Rosa, come dichiarò egli stesso. L'abbazia benedettina è infatti tra i luoghi principali da cui Eco trasse spunto per collocarvi la storia del protagonista, che proprio come il primo storico della Sacra è un monaco di nome Guglielmo (in questo caso da Baskerville). Ma Eco non si è ispirato solo al simbolo del Piemonte: lo scriptorium dove Guglielmo e il suo allievo Adso conoscono i copisti amanuensi è infatti stato ispirato a Eco dall'abbazia di San Colombano di Bobbio, proprio quello di papa Silvestro II citato in precedenza.

Dal romanzo fu tratto molto liberamente il film di Jean Jacques Annaud, che nel 1986-87 fu campione di incassi in Italia: costato 17 milioni di dollari, ne incassò 77 milioni in tutto il mondo. Fu dunque un grande successo internazionale, tuttavia fu prodotto tenendo ben d'occhio il budget: Eco infatti avrebbe voluto far girare il film alla Sacra di San Michele, ma costava “troppo”.

Nel 1995 scrisse una lettera a padre Antonio Salvatori, per un lungo periodo rettore della Sacra e morto nel 2003. Nella lettera, Eco spiegò: “Caro Rettore, i miei legami con la Sacra risalgono molto indietro nel tempo (...) L'ultima volta l'avevo visitata col regista del Nome della Rosa che inizialmente pensava di girare là le scene principali. Poi l'idea è stata abbandonata perché ho imparato che per un produttore cinematografico è meno dispendioso ricostruire un monastero vicino a una grande città che spostare l'intera troupe per mesi sulle montagne”.

Il film fu quindi girato in 16 settimane (dall'11 novembre 1985 al 10 marzo 1986) fra gli studi di Cinecittà a Roma, l'Abbazia di Eberbach in Germania, la Rocca Calascio in Abruzzo e Castel del Monte di Andria, in Puglia.

Fotografia di Elio Pallard (https://www.facebook.com/eliopallard), immagine finalista al concorso fotografico Wiki Loves Monuments 2015.

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