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L'agente gli nega l'accesso al cortile, il detenuto disabile lo prende a stampellate e gli rompe la mano

Episodio di violenza in carcere

Un agente di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Torino è stato preso prima a pugni e poi a stampellate da un detenuto marocchino 31 anni che pretendeva di recarsi al cortile passeggi in orario non consentito nella mattinata di ieri, giovedì 25 giugno 2020. Il poliziotto, trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria, ha riportato la frattura del metacarpo della mano destra, con una prognosi di 30 giorni. Non si esclude che venga sottoposto a un intervento chirurgico. Il detenuto ha la stampella perché ha una forma di disabilità per cui non riesce a camminare autonomamente.

A dare la notizia dell'episodio di violenza è l’Osapp, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, per voce del segretario generale Leo Beneduci che dichiara: "In ordine di tempo, si tratta solo dell’ultimo episodio di violenza ai danni di personale di polizia penitenziaria, che ormai subisce inerme l’ira irriguardosa e non giustificata dei detenuti. L’episodio, non isolato, si connota ancor di più in gravità, per il clima di violenza cui si assiste e, che compromette nel quotidiano la sicurezza e la tutela del principio stesso di giustizia. Non possiamo che richiamare il rispetto, che ciascuna figura operante all’interno del carcere dovrebbe avere e non pretendere. Arrivati a questo punto, ci si appella a che l’amministrazione penitenziaria periferica e centrale prenda formale consapevolezza e provvedimenti in merito ad episodi che ormai rischiano di caratterizzare nel quotidiano gli ambienti delle carceri italiane e, si chiede che ci si adoperi con assoluta urgenza per la tutela di tutto il personale penitenziario: lo stesso personale che si è sempre contraddistinto per la professionalità ed il senso assoluto del dovere e, che subisce episodi di violenza non più tollerabili, che rischiano di esasperare le condizioni di vivibilità e di lavoro. La sensazione è che l’amministrazione centrale non sia in grado di fornire supporto, sostegno e tutela dinanzi al compiersi e, ormai reiterarsi, di atti di violenza”.

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