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Cronaca Nizza Millefonti / Viale Piemonte, 55/1

Grattacielo della Regione, chieste otto condanne: "Sono spariti 15 milioni di euro"

Prescrizione invece per i due indagati sul caso delle piastrelle difformi

Condannare i funzionari regionali a quattro anni e sei mesi e gli ex dirigenti del consorzio incaricato dei lavori e tre anni e quattro mesi con l'accusa di avere fatto sparire nel nulla 15 milioni di euro pubblici: sono queste le richieste formulate nella giornata di ieri, mercoledì 18 ottobre 2023, dal pm Francesco Pelosi nel processo sul grattacielo della Regione Piemonte, inaugurato a ottobre dello scorso anno dopo un cantiere lungo dieci anni e puntellato da stop, fallimenti d'azienda e guai giudiziari.

Alla sbarra ci sono otto persone tra funzionari pubblici, dirigenti d'impresa e tecnici. Per la procura, che contesta il peculato, l'abuso d’ufficio, l'inadempienza contrattuale e il falso ideologico, quel denaro sarebbe stato preteso ed erogato alla Torre Regione Scarl (la società veicolo creata da Coopsette, colosso delle cooperative reggiane) per lavori che in realtà non furono mai eseguiti, anche grazie all'interessamento di alcuni funzionari regionali. Per ottenere quel denaro le imprese raggruppate nell'associazione temporanea avrebbero prodotto stati di avanzamento e altri documenti tecnico-contabili non aggiornati all'ultima variante progettuale, quella con cui la Regione aveva rinunciato alle soluzioni più costose per migliorare le prestazioni energetiche dell'edificio, mantenendo inalterata la bilancia dei costi.

Il masterplan infatti inizialmente era stato affidato all'archistar Massimiliano Fuksas, che aveva pensato una suggestiva torre di 43 piani (la più alta d’Italia) con lastre decorative in vetro, giochi di luce, marmi e una scala mobile da 250mila euro. Nelle successive varianti di progetto, però, questi elementi sono stati stralciati a favore di soluzioni più economiche con l’obiettivo di finanziare delle migliorie agli impianti. Una diversa allocazione dei fondi mai recepita nei documenti contabili, che anzi fino al 2015 hanno continuato a menzionare i corrispettivi di marmi e finimenti extralusso ormai archiviati. Le anomalie sono saltate fuori solo dopo la staffetta alla direzione dei lavori, una tappa obbligata dopo il fallimento di Coopsette e il subentro di un nuovo consorzio di imprese nel cantiere del grattacielo. Per la difesa quel modo di iscrivere i costi era dettato da ragioni fiscali e dalle regole sulla contabilità d'impresa.

In primo luogo, è la tesi dei magistrati, nel passaggio di consegne tra un direttore e l'altro non furono mai documentate le opere già eseguite e pagate (in gergo tecnico ‘stato di consistenza’). In secondo, quando i nuovi responsabili si sono messi a fare i conti carte alla mano, si sono accorti che la vecchia Ati era già stata pagata per opere diverse rispetto a quelle effettivamente realizzate, anche con denaro che invece sarebbe spettato al nuovo consorzio.

Nel mirino dei pm poi è finita anche la fornitura di piastrelle, che erano state consegnate macchiate e fissurate. In relazione a quell’episodio dovevano rispondere di inadempimento contrattuale due manager della ditta Monotile trading, ma la procura ha chiesto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

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