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Cronaca Aurora / Lungo Dora Savona

Ronde contro tossici e scippatori, a difendere il quartiere ci pensano i veterani

Dopo una vita passata a lavorare i residenti del borgo Dora hanno scelto di prendersi cura delle sponde, nel tentativo di liberarle dal degrado

Ad opporsi allo strapotere del mercato della droga, al bivacco libero e al degrado ci pensano da anni i pensionati del quartiere Aurora. Dopo la denuncia sullo stato dei ponti e delle sponde della Dora, ogni giorno casa per centinaia di disperati, la parola passa a quelle persone che il quartiere lo conoscono come le loro tasche. Ossia i veterani della borgata.

I tre casi di overdose lungo la Dora in appena un mese e mezzo, tra via Bologna e corso Vercelli, hanno preoccupato il comitato spontaneo di zona che ha ripreso le care vecchie abitudini, ossia le passeggiate lungo le sponde. “All’altezza della passerella del Carbone un uomo di 45 anni è deceduto davanti agli occhi esterrefatti di alcuni passanti” ricorda Carmine Batilde, 74 anni, presidente del comitato. Ancora una volta per abuso di sostanze stupefacenti come confermato poco dopo dagli accertamenti medici.

Così lungo Dora Napoli e Agrigento sono tornate ad essere quelle incredibili aree di scambio al servizio di spacciatori e tossicodipendenti che tanti avevano sperato di non rivedere mai più. Ma la realtà purtroppo è un’altra e parla di interminabili scene di spaccio e consumo di droga a tutte le ore del giorno.

“La verità è che questo mercato non si fermerà mai – accusano Nicola, 76 anni, e Giuseppe, 69 anni -. Noi siamo nati e cresciuti qui e di miglioramenti ne abbiamo visti pochi. Anzi le cose sono peggiorate e spesso ci tocca vedere ragazzi che si bucano dietro un albero o tossici che barcollano davanti alle panchine, in perenne astinenza da droga”.

Le ronde attorno ai ponti maledetti servono giusto a irritare i tossicodipendenti che spesso si spostano solo di qualche isolato. “Qui di blitz se ne vedono davvero pochi” attacca Rocco, un altro  dei mastini della zona. Gli unici ad annotare ciò che non funziona, e a segnalarlo al Comune di Torino o al centro civico di zona, sono dunque gli anziani che dopo una vita passata a lavorare non possono nemmeno godersi in pace la loro pensione. La più classica delle beffe.

“E’ proprio così – conclude Batilde -. Le istituzioni continuano ad illuderci ma la verità è che questa piaga è ancora molto lontana dall’esser risolta. Forse a qualcuno va bene che questa gente si droghi lungo le nostre strade ma noi la pensiamo diversamente. Preferisco farmi mandare a quel paese ma provare comunque a fare del mio meglio per salvare queste persone”.

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