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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Famiglie e parrocchie ospitate i profughi", l'appello di Cesare Nosiglia

E' di poche settimane fa l'approvazione da parte di Palazzo Lascaris di un Piano regionale per l'accoglienza dei flussi non programmati. A settembre un Vademecum per tutti i Comuni

Un rifugiato per ogni famiglia e 5 per ogni Unità Pastorale. E' questa la proposta dell'arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia alla luce della drammatica problematica inerente all'ondata di profughi che sta mettendo in ginocchio non soltanto le strutture di accoglienza del territorio piemontese, ma quelle dell'intera Penisola.

"Non si tratta di una accoglienza solo notturna, come per quella offerta ai senza dimora da alcune parrocchie, ma di ospitalità completa per alcuni mesi, in base alle necessità e alle indicazioni che le Istituzioni pubbliche potranno fornirci - afferma Cesare Nosiglia -. La capillarità di tale operazione può produrre un frutto molto positivo: oltre all'estensione del numero di persone che ne usufruiscono, avvia un'azione di responsabilità da parte delle comunità cristiane e civili e di ogni cittadino".

Una lettera diretta alle famiglie, alle parrocche, agli istituti religiosi, alle case di riposo e alle strutture ecclesiali presenti sul territorio - per intenderci - affinchè si rendano partecipi nell'accoglienza concreta ai profughi che stanno giungendo in massa all'interno dei confini regionali piemontesi. Una situazione, quella dell'arrivo indiscriminato di migranti, che ha messo a dura prova i centri di accoglienza del Piemonte e ha costretto la Regione a prendere repentini provvedimenti per capillarizzare il fenomeno nei Comuni dislocati sul territorio piemontese.

E' di poche settimane fa, infatti, l'approvazione da parte di Palazzo Lascaris di un Piano regionale per l'accoglienza dei flussi non programmati. Si tratta di un testo che nasce in seguito all'approvazione del "piano operativo nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari" (10 luglio 2014) con il quale Governo, Regioni ed Enti Locali ribadivano l’urgenza di "mettere in campo interventi di tipo strutturale in un contesto di leale collaborazione fra i livelli istituzionali" individuando una governance multilivello, nazionale e regionale, che organizzasse il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo su tre livelli: soccorso e prima assistenza nei territori di sbarco; prima e seconda accoglienza sui territori regionali.

"L'approvazione del Piano regionale per l'accoglienza dei flussi non programmati è il primo passo che porterà a trasformare l'accoglienza in Piemonte da fenomeno emergenziale in strutturale - ha affermato Monica Cerutti, assessora all'Immigrazione a Palazzo Lascaris -. Per farlo abbiamo, insieme gli altri soggetti chiamati in causa, individuato una serie di azioni che devono diventare la normalità". Tali azioni si sintetizzano nella realizzazione di un Vademecum nel quale saranno raccolte tutte le informazioni utili per la gestione dell’accoglienza, nel costante confronto e collaborazione con gli amministratori locali per colmare il gap informativo, facilitare i rapporti tra gestori dell’accoglienza e amministrazioni locali. Attenzione sarà data all'avvio di progetti di volontariato civico preceduti da un percorso di formazione per chi intenda operare nelle strutture di accoglienza.

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