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Cronaca

Vini piemontesi: sapete qual è l’origine dei loro nomi? (Prima parte)

I vini del Piemonte sono tra i più rinomati del mondo, ma pochi conoscono l'origine del Roero Arneis, del Barolo, della Barbera, del Barbaresco, dell'Erbaluce e del Dolcetto

Il vino è forse il maggiore orgoglio di tutto il Piemonte a livello internazionale: sia quando viaggiamo per l’Italia, sia quando andiamo all’estero, sappiamo che a livello enologico possiamo vantarci di provenire da una delle regioni mondiali migliori dal punto di vista della tradizione e della produzione vitivinicola. Dal Barolo al Grignolino, dalla Barbera al Nebbiolo, i nomi dei vitigni piemontesi sono noti davvero in tutto il mondo.

C’è un aspetto dei vini piemontesi che, tuttavia, è poco noto anche a chi ama berli o degustarli: da dove derivano i loro nomi? Ecco una selezione (dato il tema bisognerebbe forse dire una cantina) dei più noti vini del Piemonte con la storia dei loro nomi.

(Roero) Arneis

Questo vino è originario di Canale d’Alba, nel Cuneese. Il nome del vitigno ha un’origine incerta: secondo alcuni deriva direttamente dal nome del monte Renesio (Renexij) posto a guardia dei vitigni della zona di Canale d’Alba; secondo altri deriva dal termine piemontese “arneis” o “arnais” che significa “burbero, scontroso”, un po’ come il carattere di questo vino.

Barbaresco

Il nome di questo vino è ovviamente legato in maniera indissolubile al Comune di Barbaresco, un borgo di meno di mille abitanti in provincia di Cuneo. Qui abitavano popolazioni celtiche liguri, circondati da un bosco: quando i Romani colonizzarono il territorio, abbatterono l’antico bosco e lo fecero coltivare a uva, il cui nome deriva proprio dalla “barbarica silva”, il bosco dei barbari antecedenti ai Romani.

Barbera

Il nome della Barbera (rigorosamente al femminile) ha un’origine che risale al periodo tra 1246 e 1277: nella chiesa di Sant’Evasio, a Casale Monferrato, i canonici affittavano lotti di 4 campi ai contadini, affinché fossero lavorati e vi fossero collocate piante “de bonis vitibus Berbexinis”, ovvero di viti berbesine, specie di uva coltivata nella zona fin da prima dell’anno Mille e connessa a cognomi storici piemontesi come Barbero, Barberi e Barberis.

Barolo

Viene considerato il vino più nobile del Piemonte, e in effetti la sua storia ha a che fare con l’aristocrazia: a inizio Ottocento, la sua produzione fu avviata dai marchesi Falletti di Barolo; un giorno la marchesa ne offrì 300 carrà (botti da carro) al re Carlo Alberto, che apprezzò tanto da voler acquistare un proprio vitigno. “Barolo” deriva da Villa Barogly, il nome con cui fu indicato nel 1200 il castello di Barolo.

Dolcetto

Questo è forse il vino piemontese più consumato oggi. La sua origine si perde al confine tra la nostra regione e la Liguria, mentre sul suo nome parrebbe evidente la radice della parola dolce, a indicarne la dolcezza oppure anche la morbidezza del gusto. Tuttavia, secondo un’altra ipotesi deriverebbe da “dosset” nel senso di collina.

Erbaluce

Questo vino, tipico del Canavese (in particolare di Caluso), ha una storia che risale al 1606, quando fu nominato in un libro di Giovan Battista Croce, gioielliere presso il duca Carlo Emanuele I. Il nome di questo vitigno deriva dal colore che assumono gli acini in autunno: i riflessi rosati e caldi si fanno più intensi, ambrati, nelle parti esposte al sole.

SECONDA PARTE SULLA STORIA DEI VINI PIEMONTESI

(Foto di Helge Høifødt, licenza Creative Commons)

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