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Cronaca Volpiano

Muore dopo 15 giorni di agonia: "Gli hanno fatto ingerire candeggina"

L'autopsia sarà effettuata nella giornata di sabato. Secondo i famigliari all'anziano sarebbe stata somministrata della candeggina: "E' morto dopo quindici giorni di agonia, dovevano avvisarci"

L'autopsia - prevista per sabato - chiarirà le effettive cause del decesso, ma per Andrea Gaudio, figlio della vittima, non ci sono dubbi: "Mio padre è morto dopo che qualcuno gli ha somministrato della candeggina". Una vicenda triste quella di Emiliano Gaudio, 78 anni e malato di Alzheimer, ricoverato da nove mesi nella casa di cura Anni Azzurri di Volpiano, dove qualcuno gli ha presumibilmente somministrato della candeggina al posto dell'acqua, causandogli la perforazione della trachea e portandolo, di fatto, alla morte. Ora sarà la procura di Ivrea ad accertare le eventuali responsabilità in relazione alla morte dell'anziano, avvenuta sabato nell'ospedale di Chivasso, dove era stato trasferito d'urgenza dopo 15 giorni di agonia.

"Quando mia madre è arrivata alla casa di cura - ci ha raccontato Andrea Gaudio - ha trovato delle macchie di candeggina sulla tuta di mio padre in corrispondenza del petto. Lui era in stato catatonico e completamente assente, stava davvero male". Andrea ci racconta che un'addetta della struttura, contestualmente, stava effettuando in modo maniacale delle pulizie all'interno della stanza in cui era ricoverata la vittima per eliminare il forte olezzo di candeggina che, di fatto, aleggiava nell'aria. Preoccupata delle condizioni del marito, la donna ha richiesto immediatamente che fosse effettuata una visita medica che ha confermato la presenza di alcune placche alla lingua per le quali il medico ha poi predisposto la somministrazione di alcuni gel curativi. "Secondo il medico mio padre soffriva di gastrite - continua Andrea - ma una gastrite non ti rende catatonico. C'era per forza dell'altro".

L'anziano, malato di Alzheimeri, non era autosufficiente, anzi, a causa di un guasto alla carrozzina era da un paio di giorni costretto immobile a letto: non avrebbe mai potuto, quindi, raggiungere il flacone di candeggina autonomamente, il cui smarrimento sarebbe stato successivamente confermato dalla stessa casa di cura alcuni giorni dopo. "A causa della corrosione provocata dal liquido caustico mio padre ha perso completamente la capacità di deglutire - racconta arrabbiato Andrea - e per alcuni giorni non ha bevuto che un paio di cucchiaini d'acqua. Il giovedì, quando mia madre si è recata in struttura, ha trovato il letto vuoto: mio padre non c'era più". L'anziano, infatti, era stato trasferito nella notte all'ospedale di Chivasso a causa dell'aggravarsi delle sue condizioni cliniche: "Ci hanno detto che vomitava sangue. Erano passati sei giorni dalla presunta somministrazione di candeggina, giorni in cui nessuno ci ha mai avvisato su quanto stava accadendo. E' un comportamento inaccettabile".

Malgrado l'intervento dei medici dell'ospedale di Chivasso, le condizioni di Emiliano erano troppo critiche, è morto il sabato, dopo 15 giorni di agonia. "Il pronto soccorso di Chivasso ci ha confermato, a seguito delle analisi, che nel corpo di mio padre c'erano traccie di candeggina - ci dice Andrea - . Ora l'autopsia confermerà quanto accaduto ma ciò che ci sembra inaccettabile è che nessuno della struttura sanitaria ci abbia avvisato neppure quando mio padre è stato trasferito".

Intanto la famiglia del defunto si è rivolta agli avvocati Renato e Ludovica Ambrosio, esperti in risarcimento del danno: "La gravità della vicenda è insita nella mancata comunicazione da parte della casa di cura Anni Azzurri della gravità delle condizioni del paziente - ha dichiarato il legale Renato Ambrosio -. Negando il fatto viene a configurarsi l'ipotesi di dolo eventuale: se dalla casa di cura fossero stati più professionali, forse l'uomo sarebbe ancora vivo". L'autopsia, chiesta da pm Giuseppe Drammis sarà effettuata nella giornata di sabato e potrebbe confermare la morte per avvelenamento da sostanze caustiche: "Ciò che è certo è che al di là dell'Alzheimer - conclude Andrea - mio padre, prima che succedesse il tutto, stava bene".
 

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