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Cronaca

"Ho ospitato i rifugiati e continuerò a farlo", la lettera dell'assessore contro chi dice no ai profughi

Ilda Curti: "Prenderei in casa chiunque se stesse fuggendo dalla fame e dalla paura. Perchè continuerei a vederlo umano e farei il mio dovere"

"L'ho già fatto e continuerò a farlo. Perchè era giusto, punto". Sono forti, dure e non si fermano all'apparenza le parole dell'assessore comunale all'Immigrazione Ilda Curti in una lettera aperta a tutti coloro che, di fronte all'emergenza rifugiati e alla possibilità di accogliere un profugo, alzano le mani e si tirano indietro: "prima i nostri", "facile parlare, prenditeli in casa tu".

Eppure tra tutti i personaggi di rilievo che paventano di aver aperto le proprie porte ai rifugiati e ai disadatti, lei, Ilda Curti, l'ha fatto davvero, prendendosi carico di un marocchino "che è diventato mio fratello", di 5 ragazzini randagi di Kourigba che ha "strappato allo spaccio e allo sfruttamento", di una coppia di clandestini romeni cacciati da una famiglia presso la quale lavoravano dopo l'annuncio di gravidanza di lei: "Ho fatto nascere la loro bambina - scrive nella lettera Ilda Curti -. Ha dormito nella culla di mia figlia".

E se da una parte del fronte c'è chi spara contro i rifugiati, mettendo gli italiani - in questo caso i torinesi - davanti a chi fugge dal proprio paese perchè attanagliato da guerre e miseria, qualcuno che ha deciso di liberare la stanza degli ospiti per far spazio a un rifugiato c'è, anzi a 400, forse addirittura 500 rifugiati. Sono i numeri delle famiglie torinesi che hanno risposto all'appello dell'arcivescovo Cesare Nosiglia e che si sono dette disposte a partecipare ai programmi di accoglienza e inserimento dei profughi all'interno della nostra comunità. "Abbiamo attivato un accordo con la Camera di Commercio di Torino - ha detto Cesare Nosiglia - che si è offerta di promuovere, mediante appositi stage formativi, i rifugiati, valorizzandone le competenze che esercitavano nel loro Paese d'origine".Numerose anche le parrocchie torinesi che hanno risposto all'appello e le attività organizzate dai ragazzi del Serming.

"Non ho ospitato profughi, immigrati, clandestini - ha continuato Ilda Curti -. Ho ospitato persone. L'ho fatto perchè i miei nonni paterni hanno nascosto per due anni una famiglia ebrea, madre e figlia, rischiando la pelle. Era giusto farlo: non si sono chiesti se era il caso".

L'assessore non risparmia nessuno, non risparmia i "feroci", coloro che "ci siamo prima noi" e lo fa senza dare nell'occhio, in un angolo, un po' come sono in un angolo le persone che affrontano guerre e persecuzioni: "Prenderei in casa anche voi se steste fuggendo dalla fame e dalla paura. Perchè continuerei a vedervi umani e farei il mio dovere".

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