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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Bobbio Pellice

I “tumpi” del Guichard e la leggenda del selvaggio artefice del formaggio “magico”

Dove ogni estate i torinesi vanno a divertirsi e fare i tuffi, un tempo viveva uno strano personaggio, ricercato per la qualità da stregone dei formaggi...

Oggi il torrente Guichard è noto soprattutto per i suoi “tumpi”, le profonde pozze lungo il suo corso, con le rocce intorno che diventano perfetti trampolini per tuffarsi e cercare refrigerio dal caldo estivo nelle sempre fredde acque del torrente.

Da giugno fino a settembre, questa zona nei pressi di Bobbio Pellice (non lontano da Pinerolo) è molto frequentata da giovani e famiglie che qui trovano una località balneare a un'ora di macchina da Torino dove farsi il bagno e divertirsi in compagnia.

Anticamente, al contrario, questa parte di Val Guicchard (oggi Valle o Comba dei Carbonieri) era impervia e isolata, raramente ci si avventurava fin qui sia d'estate sia d'inverno. Tanto da far nascere una leggenda intorno a uno strano personaggio che ci abitava, da solo in una grotta nel bosco che c'è ancora oggi.

La “leggenda del selvaggio della Val Guichard” racconta di un uomo basso, peloso e fortissimo che viveva come un eremita: i valligiani lo chiamavano “lou sarvagge”. I pastori volevano catturarlo, perché spiandolo avevano scoperto le sue capacità casearie: si diceva che i suoi formaggi fossero quasi da stregoneria (forse un antenato del fantasma formaggino della barzelletta...).

Spiandolo avevano anche scoperto che di notte il selvaggio si allontanava dalla sua grotta per andare a sua volta a osservare di nascosto una ragazza di cui era innamorato, senza avere mai il coraggio di farsi vedere. E fu di questa debolezza che cercarono di approfittare gli abitanti del borgo: convinsero la donna a farsi sostituire alla finestra da un fantoccio, sperando che il selvaggio si avvicinasse abbastanza da farsi catturare dagli uomini nascosti, ma l'eremita se ne accorse e, amaramente deluso e ferito nel suo amore, si ritirò verso la sua grotta.

Fallito il primo tentativo, i valligiani non si arresero e si fecero consigliare da una strega, che suggerì loro di regalare al selvaggio un paio di scarpe con i lacci legati l'una con l'altra. Un finto dono, un piccolo cavallo di Troia per indurre all'errore il nemico. Che ci cascò con tutte le scarpe, letteralmente: non avendo mai calzato un paio di scarpe prima non notò i lacci intrecciati e subito cadde a terra, agevolando la cattura dei perfidi valligiani (o, secondo un'altra versione, provocandone la morte dopo una caduta da un dirupo).

Il povero eremita fu ancora una volta emarginato, chiuso dentro una cella con un mucchio di bacinelle di latte. E così iniziò a cagliare il latte e a produrre ogni genere possibile di formaggio, mentre i suoi carcerieri lo osservavano dal buco della serratura. Finché un giorno, particolarmente incuriositi da un particolare tipo di prodotto lavorato dal selvaggio, sfondarono la porta.

A quel punto il selvaggio riuscì a scappare dal villaggio, questa volta per sempre, portando i segreti per i formaggi dai poteri “magici” con sé, da qualche parte in Val Guichard, dove oggi i torinesi vanno a fare il bagno.  

Foto di Fulvio Spada (Creative Commons)

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