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Cronaca Centro / Via Sant'Ottavio

Si laurea vendendo accendini, la curiosa storia di Rachid

E' arrivato a Torino dal Marocco a soli 14 anni. Oggi è dottore in ingegneria civile grazie alla laurea triennale conseguita al Poltecnico di Torino. "Mi sono pagato gli studi vendendo accendini"

Si è laureato al Politecnico dopo aver venduto per anni accendini sulle scale di Palazzo Nuovo. Rachid, un immigrato marocchino di 26 anni, è da alcuni giorni ufficialmente un dottore in ingegneria avendo conseguito la laurea triennale. Una storia a lieto fine per il giovane nordafricano che ha scelto la vita di strada per pagarsi gli studi al Politecnico. Ora in mano, oltre ai fazzoletti e agli accendini, potrà mostrare orgoglioso anche la tesi di laurea in ingegneria civile dal titolo: "Il grafene e le sue potenzialità".

A Palazzo Nuovo lo conoscono tutti. Chiunque ha seguito dei corsi tra le aule di via Sant’Ottavio ha avuto modo di parlare con lui, magari di comprargli qualcosa rendendo oggi giorno possibile il suo sogno. Rachid tiene duro da quando aveva appena quattordici anni, dal giorno in cui arrivò a Torino su una vecchia e malandata Golf. Anni passati sotto i portici con i suoi fratelli a vendere fazzoletti, portachiavi, foulard, accendini. Prima di spostarsi all'aula magna del Politecnico per studiare e cercare di conseguire un titolo.

Un titolo che ora potrà condividere con suo padre, sua madre e i sette fratelli. “Fino ad adesso ho vissuto con 600 euro al mese - dice onestamente Rachid -. E con quei soldi ci ho pagato affitto, libri e bollette”. Mica facile insomma. La storia di Rachid è poi proseguita con la proposta di consegnargli il sigillo civico. Un clamore eccessivo secondo il consigliere comunale del Pdl Silvio Magliano.

"Mi stupisce tutto questo trambusto attorno al caso di Rachid – spiega Magliano -. Sono centinaia gli studenti stranieri che frequentano le nostre Università e che si pagano gli studi lavorando, a giornata, con contratti atipici, dando ripetizioni, pagando le tasse. Mi sembra piuttosto che il seguito che tutta la vicenda ha avuto nel mondo politico e dell’informazione sia solo frutto di un’ipocrisia istituzionale tutta italiana”.

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