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Cronaca

Torinesi e l'Islam: "Noi musulmani uomini come gli altri: questo è anche il nostro Paese"

I recenti fatti avvenuti a Palazzo Civico dimostrano come, per alcuni aspetti, la città sia ancora lontana dall'integrazione fra cittadini e comunità musulmana. Abbiamo incontrato Brahim Baya, portavoce dell'Associazione Islamica delle Alpi. Ecco cosa ci ha raccontato

Il bliz della Lega Nord avvenuto negli scorsi giorni a Palazzo Civico durante il quale due consiglieri hanno rimosso il tappeto per la preghiera nella Sala Matrimoni, allestita a favore di alcune persone di fede islamica giunte in Comune per un meeting sulla moda orientale, ha scatenato un fiume di polemiche. Da una parte il dibattito sui luoghi istituzionali, che non dovrebbero in alcun modo comprendere luoghi di culto di qualsiasi fede; dall'altra la "mano tesa" nei confronti di un popolo la cui religione, per opera di estremisti, sta di fatto spargendo sangue in buona parte del globo. Un dibattito che si spinge oltre, che trova le sue radici principalmente nella difficoltà - malgrado Torino sia una delle città più multietniche del Paese - di accettare l'integrazione religiosa, specie quando questa è così lontana dalle tradizioni. 

Anche la presenza del sindaco Piero Fassino al parco Dora, in occasione della festa di fine Ramadan, ha fatto storcere il naso ai più: il primo cittadino è stato accusato di favorire la comunità islamica a discapito dei torinesi, dimenticati e tartassati di tasse. Abbiamo incontrato Brahim Baya, portavoce dell'Associazione Islamica delle Alpi per capirci un po' di più.

Il bliz della Lega Nord avvenuto negli scorsi giorni a Palazzo Civico, dove due consiglieri comunali hanno rimosso lo spazio per la preghiera islamica, ha scatenato la polemica. Come giudica questo gesto?
Come cittadino e come musulmano credo che il rispetto delle credenze altrui sia fondamentale per una convivenza civile all'interno di una società. Mi associo alle parole di condanna a questo indecente e infantile gesto pronunciate da più parti, dal sindaco Fassino al ministro dell'Interno Alfano, ai diversi esponenti politici, civili e religiosi. Credo sia un gesto offensivo nei confronti della nostra città, dei suoi ospiti internazionali nonchè nei confronti di tutti i credenti.

E' giusto che, come espresso dagli stessi consiglieri del Carroccio, le sedi istituzionali non abbiano luoghi di culto, qualsiasi essi siano?
Da quello che ho potuto capire non si trattava di un luogo di culto, bensì di uno spazio messo temporaneamente a disposizione degli invitati che volessero osservare alla preghiera durante la loro permanenza in Palazzo Civico, un gesto di attenzione nei confronti degli ospiti della città. Non credo, d'altronde, che la preoccupazione dei due attentatori fosse la tutela della laicità delle istituzioni, altrimenti se la sarebbero presa con i diversi simboli religiosi presenti in tutte le sedi istituzionali della nostra Repubblica. Si tratta, invece, di una persecuzione attuata da alcune frange politiche contro una determinata fede religiosa, una campagna che risponde a calcoli elettoralistici e populistici molto lontani dai sani principi che pretende di voler tutelare.

Anche la recente presenza del sindaco Piero Fassino alla festa al parco Dora per la chiusura del Ramadan ha innescato un fiume di polemica. Quali sono attualmente i rapporti della comunità islamica torinese con l'amministrazione?
Polemiche ingiustificate e paradossali. Il sindaco ha preso parte a un momento importante per decine di migliaia di suoi cittadini. Mi chiedo perchè le stesse polemiche non vengono fatte quando il primo cittadino presenzia a momenti importanti come l'Ostensione della Sindone, le celebrazioni del Natale e così via. Per quanto riguarda i rapporti tra comunità musulmana torinese e la sua amministrazione, direi che sono molto buoni, soprattutto se messi in confronto con altre città italiane. E' in corso da anni un dialogo e un confronto serio che riconosce il nostro apporto culturale, spirituale ed economico alla società torinese insieme a tutte le altre comunità della città. Siamo inoltre consapevoli, in quanto cittadini, di essere titolari di diritti e allo stesso momento di doveri a cui osserviamo come tutti i nostri concittadini.

Torino è una delle città più multietniche d'Italia. Come sono attualmente i rapporti tra la comunità torinese e quella musulmana anche alla luce dei fatti che avvengono nel resto del mondo? Di che grado è il livello di integrazione?
E' vero, Torino è una delle città più multiculturali d'Italia ed è anche, a mio avviso, quella più interculturale del panorama italiano. A Torino le diversità-ricchezze della città dialogano e si impegnano insieme per il bene comune. Vorrei ricordare qui i diversi momenti di dialogo tra cristiani e musulmani, non ultimo la Giornata del dialogo Cristiano-Islamico che si è tenuta l'anno scorso nel centro islamico di via Chivasso con la partecipazione di centinaia di fedeli e cittadini di diverse fedi o di nessuna fede. Ricordo anche la marcia contro le persecuzioni religiose nel mese di giugno, a cui hanno aderito una ottantina di sigle, comunità e realtà torinesi. Gli eventi sono tanti e sarebbe molto lungo elencarli, ma ciò che conta di più è l'incontro e il dialogo di tutti i giorni tra vicini di casa, colleghi di lavoro, compagni di scuola di diversa fede con il quale si costruisce un'integrazione, o meglio, un'interazione reale che porta a una convivenza proficua per tutti.

Cosa si sente di dire a tutti coloro che ancora non vedono di buon occhio la comunità musulmana nella città di Torino?
Direi di informarsi di più a riguardo, evitando di prestare orecchio ai fomentatori di odio e ai mercanti di paura che purtroppo riempiono le televisioni e i talk show nostrani. La comunità musulmana torinese ha inaugurato negli scorsi giorni un portale internet per raccontarsi alla città: www.islamtorino.it. E' utile ricordarsi che il musulmano è prima di tutto un uomo, un uomo come gli altri, che ha le stesse aspirazioni per il futuro che hanno gli altri uomini. I musulmani a Torino si sentono a tutti gli effetti torinesi e italiani, fanno propria la storia e i valori su cui si è costruito questo Paese, che ritengono il proprio. Ed è paradossale addebitare a una comunità di un miliardo e mezzo di persone i crimini di una infinitesima frangia deviata che si richiama all'Islam, crimini che fanno vittime innanzitutto tra i musulmani stessi, crimini che offendono prima di tutto i principi e i valori dell'Islam (Islam deriva dalla parola "salam" ovvero pace in lingua araba).

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