Pronto soccorso intasati per l'influenza, ed è polemica
Il picco in questi giorni
Come ogni anno è arrivata l'influenza e i pronto soccorso torinesi, ormai da giorni, sono presi d'assalto. Alla vigilia di Natale i casi sono saliti vertiginosamente. Si contavano 387mila nuovi casi in tutta Italia - per un totale di 1 milione e 400mila casi da iniziò stagione - , di cui 36mila in Piemonte con una incidenza di 7,9 casi per mille assistiti secondo i dati del SeReMi, il servizio regionale di riferimento epidemiologico per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive.
Secondo i dati forniti dall'ente, la fascia d’età più colpita è sempre quella infantile (in particolare sotto i 5 anni di età) – 27 casi per mille assistiti – mentre per gli adulti l’incidenza è di 9 casi per mille e per gli ultra65enni di 3 casi. Centinaia di persone in attesa nelle sale degli ospedali, tra visite e ricoveri, centralini del telefono intasati e chi più ne ha, più ne metta. Gli accessi sono in crescita in tutti gli ospedali e la situazione tenderà ad aggravarsi nel week-end, quando gli studi medici saranno chiusi.
Le critiche
Ed ecco puntuali come ogni anno, anche le polemiche. "Come ogni inverno, con l'arrivo dell'influenza, i servizi sanitari vanno in tilt - commenta Alessandro Dabbene, segretario regionale di Fimmg, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale - Nonostante le previsioni sul picco, le Asl non hanno provveduto a rinforzare il servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica) per garantire un servizio efficace e condizioni di lavoro tollerabili".
In poche sedi ospedaliere infatti, è stato concesso un rinforzo in previsione del picco influenzale. Si distingue il Mauriziano dove da quest'anno è attivo il nuovo servizio Fast, un'intera area per procedure veloci, dedicata a pazienti con influenza che verranno dimessi al più presto, evitando così intasamenti e lunghe attese:
" Ogni anno riportiamo cronache di un disservizio annunciato - aggiunge Roberto Venesia, segretario di Fimmg - e siamo stufi di questa situazione. È necessario adeguare il numero di medici di continuità assistenziale a quanto previsto dalle normative, rinforzare le sedi più in sofferenza, aprire più ambulatori. Se la Regione resta sorda, apriamo subito un tavolo in ogni Asl per aggiornare gli accordi locali".