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Cronaca

Passati i Forconi il Prefetto si dimette, ma il ministro rigetta

Paola Basilone è Prefetto da tre mesi e al termine dello sciopero dei Forconi ha dato le proprie dimissioni (respinte). "Se il contributo che do per svolgere il mio incarico non è ritenuto sufficiente, me ne posso anche andare"

Da tre mesi a capo della Prefettura di Torino, Paola Basilone ha provato a lasciare l'incarico dando le proprie dimissioni telefonicamente nella giornata di ieri. Dimissioni che però sono state rispedite al mittente. Il gesto fatto dal successore di Alberto Di Pace (ex Prefetto del capoluogo piemontese) rischia di dirla lunga sulla complicata gestione e sulle tante critiche ricevute nelle ultime ore per quanto accaduto dal 9 dicembre ad oggi con lo sciopero dei Forconi.

Intervistata dal quotidiano La Stampa, Basilone dice chiaramente di essere disposta a farsi da parte se il contributo che mette a disposizione per svolgere il suo incarico non sia ritenuto sufficiente.

"Non sono legata a questa poltrona - dice il Prefetto -. Non possiamo essere considerati incivili perché abbiamo consentito che una città sia finita sotto assedio, perché non è stato così. La civiltà consiste nel consentire la libertà di manifestazione. Proviamo a guardare la situazione in un altro modo: subendo i disagi, ogni cittadino ha assorbito parte degli effetti della protesta. Anche se questo non è un risultato auspicabile né condivisibile".

La situazione si sposta sui messaggi e sui segnali lanciati sul web dai manifestanti. Questi avrebbero potuto essere d'aiuto alle forze dell'ordine, ma l'estensione della protesta, non avrebbe ugualmente consentito di poter monitorare l'intera città. "Lunedì - spiega Basilone a La Stampa -, ci siamo trovati davanti a una manifestazione formata da gruppi eterogenei. Sono passati dai tentativi di occupare le stazioni agli attacchi alle sedi istituzionali, Comune e Regione in particolare, passando per blocchi estemporanei a macchia di leopardo, fatti anche da piccolissimi gruppi che attaccavano e sparivano in pochi minuti. E tutto questo avveniva in città, ma anche in provincia, con incursioni su statali, autostrade e tangenziali. Con le forze a disposizione, era impossibile controllare la situazione".

L'INTERVISTA INTEGRALE SU LA STAMPA >>

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