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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Marchionne impiccato dai lavoratori della Fiat: "Chiedo scusa per le morti provocate"

Dura protesta di licenziati e cassintegrati Fiat davanti allo stabilimento di Nola. I lavoratori hanno impiccato un manichino di Marchionne e diffuso un finto testamento dello stesso amministratore delegato

Non sono bastate le parole dette da Sergio Marchionne ad inizio maggio scorso per placare gli animi dei lavoratori. Anzi, peggio, il 25 maggio una dipendente in cassa integrazione della Fiat di Nola, Maria Baratto residente ad Acerra, si è tolta la vita in casa con una serie di coltellate all'addome. L'episodio ha scatenato l'ira dei colleghi, tanto che nei giorni successivi si sono finti cadaveri insanguinati davanti allo stabilimento dove la donna lavorava.

I Cobas del Comitato di Lotta cassintegrati e licenziati Fiat hanno messo in scena una nuova protesta. Questa volta i lavoratori hanno preso di mira l'amministratore delegato Marchionne, quello che reputano essere l'unico vero responsabile delle loro sofferenze. Lo hanno "fatto suicidare" davanti a tutti. O meglio, hanno creato un manichino a sua somiglianza, con tanto di immancabile maglioncino e con il volto fatto da una fotografia. E poi lo hanno impiccato con una struttura fatta appositamente per l'occasione.

(L'articolo prosegue dopo la galleria fotografica)

Marchionne "impiccato" dai lavoratori - foto fb

Vicino al "corpo senza vita" di Marchionne un biglietto: "I sensi di colpa… il testamento. Il mio lascito prima del mio ultimo respiro. Quelli che verranno dopo di me spero che siano non attenti solo al profitto ma - si legge - al benessere dei lavoratori licenziati e cassintegrati. Chiedo - continua il volantino - come atto di clemenza la riassunzione di tutti i 316 deportati a Nola nello stabilimento di Pomigliano D'Arco. Chiedo perdono per le morti che ho provocato, chiedo scusa a tutti". Firmato, Sergio Marchionne.

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