rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Vini piemontesi: sapete qual è l’origine dei loro nomi? (Seconda parte)

Tra i vini del Piemonte pochi conoscono l'origine della Freisa, del Gavi, del Ghemme, del Grignolino, del Moscato, del Nebbiolo e del Ruché

Il vino è forse il maggiore orgoglio di tutto il Piemonte a livello internazionale: sia quando viaggiamo per l’Italia, sia quando andiamo all’estero, sappiamo che a livello enologico possiamo vantarci di provenire da una delle regioni mondiali migliori dal punto di vista della tradizione e della produzione vitivinicola. Dal Barolo al Grignolino, dalla Barbera al Nebbiolo, i nomi dei vitigni piemontesi sono noti davvero in tutto il mondo.

C’è un aspetto dei vini piemontesi che, tuttavia, è poco noto anche a chi ama berli o degustarli: da dove derivano i loro nomi? Ecco la seconda e ultima parte (QUI LA PRIMA PARTE) della nostra ricerca dedicata alle origini dei loro nomi.

Freisa

Storicamente, la prima volta che il nome di questo vino comparve risale al 1517, quando ne furono registrate delle casse all’ingresso della dogana di Pancalieri: le botti di “fresearum” erano tra i vini nobili, e il prezzo era il doppio del vino normale. Quanto al suo nome, l’etimologia è nella parola francese “fraise”, che significa fragola, il cui sentore si percepisce gustando un bicchiere di Freisa.

Gavi

Il Cortese di Gavi, o semplicemente il Gavi, è uno dei vini bianchi più antichi e noti. La sua origine risale al Medioevo, e precisamente al 972, quando il primo documento storico ne testimoniò la produzione. Il nome deriva dal Comune alessandrino, e l’etimologia rimanda a un’antica lingua ligure in cui Ga significa terra e Va significa buca, a indicare un territorio ricco di grotte.

Ghemme

Vino originario del Novarese, in particolare proprio del Comune di Ghemme. La prima testimonianza del Ghemme è un’iscrizione romana sulla lapide di Vibia Earina, di proprietà di Vibio Crispo, senatore romano ai tempi dell’imperatore Tiberio. I Romani possedevano in queste terre delle vigne modello che coltivavano seguendo regole stabilite in tutte le fasi di produzione: il nome latino della località – pagus Agamium – fa invece riferimento agli Agamini, popolazione celtica che viveva qui prima dei Romani.

Grignolino

Due le ipotesi per l’etimologia del nome di questo vino, anch’esso derivato dalle viti berbesine del Monferrato. Da una parte l’ipotesi della parola astigiana “grignole” che indica i semi nell’acino, numerosi in questa varietà. Dall’altra, ma sempre con riferimento all’astigiano, “grignare” che significa ridere, l’effetto che induce un bicchiere di Grignolino.

Moscato

Anche se i moscati piemontesi sono tra i più noti e apprezzati, il vitigno e il vino moscato hanno un’origine molto lontana, addirittura nel bacino medio-orientale del Mediterraneo. Furono gli antichi Greci a portare questo vitigno nella Magna Grecia italiana, mentre successivamente i Veneziani lo hanno diffuso nel nord italiano ed europeo. Il nome di questo vino non deriva dalle mosche, bensì dal muschio, per via dell’aroma appunto muschiato che sprigiona.

Nebbiolo

Le uve nebbiolo sono usate per barbera e barolo, ma anche per un vino che porta lo stesso nome. Quanto al nome, due le ipotesi principali, entrambe collegate alla nebbia: o per definire l’aspetto dell’acino, scuro, ma appannato (annebbiato); o per indicare la maturazione molto tardiva delle uve, che porta spesso a vendemmiare nel periodo delle nebbie autunnali.

Ruché

Questo vino è originario di Castagnole Monferrato. Quanto al suo nome, anche in questo caso due teorie in alternativa: o dalla chiesetta di San Roc (Rocco), nei pressi dei primi vigneti; o dalla rocca ben soleggiata che ospitava le prime vigne. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Vini piemontesi: sapete qual è l’origine dei loro nomi? (Seconda parte)

TorinoToday è in caricamento