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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Una donna su tre subisce abusi: "Coraggio di denunciare"

Assessore regionale Cerutti: "Non è amore quello che opprime, soffoca, picchia, distrugge psicologicamente, umilia, violenta, toglie autonomia"

Oltre il 31 per cento delle donne piemontesi dai 16 ai 70 anni, nel 2014, avrebbe subito una forma di violenza fisica oppure sessuale. Un dato che è tristemente in linea con quello italiano emerso dall'ultima analisi condotta dall'Istituto Nazionale di Statistica e che oggi, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, assume un peso ancora più importante. Malgrado le numerose azioni messe in campo a livello comunale e regionale e i servizi che tutelano quello che - di fatto - è sempre stato considerato un "sesso debole", sono ancora molte le donne che scelgono di non denunciare il proprio persecutore.

"Nel 2013 le donne uccise in Italia sono state 179 - ci racconta Monica Cerutti, assessore alle Pari Opportunità della Regione Piemonte -. In sette casi su dieci le donne furono ammazzate all’interno del contesto familiare o affettivo. Oltre 330 donne sono state uccise, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio compagno. Quasi la metà nei primi 90 giorni dalla separazione. Nel 46% circa dei casi l’omicidio avviene nei primi tre mesi dalla rottura. Come spesso è stato detto il femmicidio può essere l’atto ultimo di un’escalation di violenze e/o vessazioni di carattere fisico ed è per questo che è fondamentale far comprendere alle donne che è importante denunciare le violenze subite senza alcuna paura".

I dati parlano chiaro: la famiglia rimane uno dei principali luoghi dentro i quali si consumano le violenze. Secondo le analisi pubblicate a inizio anno dall'EURES e relative al 2013, in 81 casi di femminicidio a uccidere è stato il coniuge, il partner o l'ex partner. "È per questo che abbiamo voluto aprire un percorso di sensibilizzazione rivolto ai medici di base piemontesi inviando loro una lettera con la quale li abbiamo sollecitati alla promozione del numero verde 1522, esponendo una specifica locandina presso le loro sale d'aspetto - continua la Cerutti -. La violenza domestica è la prima causa di aborto spontaneo e i medici di base devono essere consapevoli dell'importanza del loro ruolo e di come possono riconoscere fra le loro pazienti le potenziali vittime di violenza". 

Oltre al progetto portato avanti con i medici di base, la Regione Piemonte ha varato altre tre azioni che offrono risposte contro la violenza sulle donne in ambito normativo, culturale e di prevenzione. Il Progetto Move Up III che è stato promosso presso tutte le scuole piemontesi in collaborazione con l'assessorato regionale all'Istruzione. Le scuole hanno tempo fino al 15 dicembre prossimo per presentare le proprie richieste di ammissione al Progetto. Sono previsti incontri con gli insegnanti e i dirigenti scolastici, workshop con i genitori, attività di animazione con gli studenti al fine di sensibilizzare i giovani al rispetto della diversità in modo tale da prevenire la violenza. Oltre 150mila euro sono stati destinati dalla Regione ai 17 centri antiviolenza collegati a 9 case protette per attività volte a sostegno e presa in carico degli autori di violenza. Inoltre la Regione Piemonte implementerà di 250mila euro il Fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti. "Noi siamo convinti - dice la Cerutti - che una maggiore consapevolezza delle donne rispetto a quali sono i servizi offerti dal territorio possa portare a un maggior ricorso allo strumento della denuncia contro chi fa violenza e quindi a un aiuto concreto".

Il sistema regionale crescerà ulteriormente con l'approvazione del disegno di legge contro la violenza sulle donne, diventando un punto di riferimento strutturale che andrà oltre la sensibilità dei singoli amministratori. Ma il primo passo spetta sempre alla donna: "Le donne devono denunciare - conclude la Cerutti -. Non è amore quello che opprime, soffoca, picchia, distrugge psicologicamente, umilia, violenta, toglie autonomia. La violenza sulle donne non è solo quella fisica o sessuale, ma è anche quella psicologica che è frutto di azioni subdole e palesi contro la libertà della donna, la sua dignità e che la discriminano".
 

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