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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Centro / Via Po

I primi giorni senza la Celid, scompare la storica libreria

Il punto di riferimento degli studenti del Politecnico e Palazzo Nuovo

“Ci vediamo alla Celid” è stata la frase che ha accomunato generazioni di studenti universitari per 42 anni, più degli stessi libri delle più svariate e rare origini che vendeva a getto continuo. Oggi è il secondo giorno che le serrande e la porta di quei locali “in fondo a sinistra nel sottoscala del piano seminterrato di Palazzo Nuovo” non sono più aperte. 

Da bambino iniziato al piacere della lettura in quel sottoscala e da ex-studente che cercava strade alternative ma che finiva, prima o poi, sempre e comunque lì dove lo sconto era sicuro e, se un libro non si trovava altrove, qualche dritta sarebbe arrivata lo stesso, è un vero e proprio lutto. Chi invece la mazzata l’ha vissuta ancora più profondamente è Massimo D’Anella, meglio noto come “Massimo Celid” perchè: “Ci ho lavorato dal 1981 e sto ancora elaborandolo a fatica la tragedia che ha colpito la cooperativa nata dalle lotte studentesche nel 1974 con l’idea di offrire un servizio che andasse oltre il semplice libro universitario”

Eppure, malgrado i tentativi portati avanti anche dal curatore fallimentare, nulla si è potuto fare quando il contratto di affitto con il polo universitario è scaduto. “Abbiamo tentato tutte le strade possibili, ma al momento l’unica cosa che possiamo fare è prendere atto che si è chiusa un’epoca – continua D’Anella -. L’Università deve fare un bando e poi valutare le varie manifestazioni di interesse che ci saranno. Il dato di fatto oggettivo è che il patrimonio di fatturato economico e culturale della Celid è destinato ad andare disperso”. I librai vicini al Politecnico e a Palazzo Nuovo, dove erano dislocati e più attivi i due punti vendita, non hanno registrato un significativo “beneficio” di questa scomparsa. 

Bisogna prendere atto che ci sono storie che finiscono e che purtroppo in questo periodo le principali vittime sono le librerie” afferma Rocco Pinto, leader riconosciuto dei librai torinesi indipendenti, che in Celid è stato: “Ho fatto la gavetta cominciando da fattorino e finendo come socio. Ho imparato il mestiere lì, mi sono laureato lì, ed è triste che il patrimonio di competenze trasversali nato dalle lotte studentesche, vada disperso”. Già perché quella che lo scrittore (e affezionato frequentatore) Giuseppe Culicchia ha definito: “Una stanza nel sottoscala che ha assistito alla nascita di amori e di amicizie, di incontri e chiacchiere fortuite con i docenti più inarrivabili”, rischia di entrare a far parte del piano di ristrutturazione di Palazzo Nuovo che sicuramente, fino almeno al 2019, sarà agibile solo per un piano.

Eppure dall’inizio della liquidazione controllata, a ottobre, sono stati venduti 12 mila volumi. “Ci è sembrato giusto questo ‘atto d’amore’ verso chi ci ha dato tanto come i nostri clienti – conclude D’Anella-. Persino il curatore fallimentare, negli ultimi giorni, ha acconsentito a fare sconti importanti. Ma non spiegano un simile successo. Vuol dire che c’è uno spazio e un mercato importante”. Sulla carta, oltre all’esperienza, resta il marchio e la tradizione di una cooperativa divenuta, nel tempo, anche casa editrice per cui è stato indetto un bando di cui si saprà qualcosa il 5 luglio.
 

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