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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Santa Rita / Via Ricaldone

Oltre dieci anni di abbandono per la vecchia cascina Grangia di via Ricaldone

Rifiuti ed erbacce invadono quello che resta dell'antica cascina Grangia di via Ricaldone, un tempo importante masseria di campagna e adesso ridotta ad un rudere

Era una delle principali cascine dell’agro torinese. Oggi è un rudere. È la cascina La Grangia, in via Ricaldone, quartiere Santa Rita. Chi non è della zona nemmeno immagina cosa siano i quattro muri che rimangono della vecchia cascina, demolita nel 2001 perché fatiscente, con l’intenzione di far posto ad una residenza anziani; edificio mai realizzato, come ben dimostrano le sterpaglie che la fanno da padrone su tutta la superficie un tempo occupata dalla vecchia Grangia. Dal 2001 il progetto della Rsa si barcamena tra rinvii e modifiche. A giudicare dallo stato di degrado che oggi regna sovrano tra le vie Ricaldone, Gradisca e Ada Negri, forse era meglio tenersi la cascina fatiscente.

Cascina Grangia

Se poi si pensa al carico di storia che la vecchia Grangia si portava dietro, si capisce che, forse, demolirla non è stata una delle idee più azzeccate. La Grangia, per l’importanza e l’imponenza della struttura (cascina a corte, con magazzini e cappella) fu da sempre considerata una delle principali tenute fuori dalla cinta muraria di Torino. I francesi, nel 1706, la scelsero quale importante roccaforte per la loro difesa, realizzando dei trinceramenti che correvano fino alla cascina Martiniana (attuale zona della Centrale del Latte). La vecchia Grangia, ancora a Novecento inoltrato, era attiva, passata in proprietà alla famiglia Simondetti; alcuni residenti ricordano che andavano lì a prendere il latte. Ma aveva bisogno di urgenti rimesse a nuovo. Invece, è stata demolita.

Ora rimane solo l’imponente portale e qualche mattone del muro di cinta. Il resto sono solo sterpaglie e rampicanti. Un paradiso, per i gatti della colonia felina che vivono dentro la struttura; e, purtroppo, un luogo ideale per poter scaricare impunemente i propri rifiuti. Anche se cintata, entrarvi dentro non è difficile: le transenne fanno pendant con quello che rimane della cascina, e sono anch’esse pericolanti. Entrando dentro, si nota il corpo centrale (delimitato dai due portali) e la corte interna. Tutto sommerso dalle erbacce, dai rovi, da una specie di giungla urbana. Si rimpiange, allora, di non poter ammirare la cascina com’era un tempo, di poterle dare una possibilità in più, come avvenuto per il Giajone e la Roccafranca, divenute sedi della Circoscrizione Due. Oggi, mentre si attendono i lavori, quello che rimane della cascina perde i pezzi. Un risparmio, per chi dovrà poi demolirla completamente.

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