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Cronaca Regio Parco / Corso Regio Parco, 200

Campi Rom: la comunità nell’ombra di corso Regio Parco

Il campo più noto dell'area è quello di strada dell'Arrivore, riconosciuto dal comune. Ma nell'area di Barriera esistono altre comunità, meno note e meno appariscenti, di cui pochi sono a conoscenza

La comunità Rom di Barriera di Milano e Barca è una delle più numerose del Piemonte. Il campo più noto dell’area è quello di strada dell’Arrivore 44/20, riconosciuto dal comune di Torino insieme alle aree di corso Unione Sovietica, via Lega e strada dell’Aeroporto. Ad esso si aggiunge la numerosa comunità seminomade stanziata abusivamente in lungo Stura Lazio, di cui parla con amarezza Vittorio Agliano nell’ultimo numero di “6 informa”, bollettino di circoscrizione: “Da oltre un anno il Prefetto di Torino è stato nominato Commissario Straordinario per l’Emergenza Rom in Piemonte dal Governo, che ha quindi riconosciuto trattarsi di un’emergenza a cui rispondere con misure straordinarie”.

NELL'OMBRA - Ma nell’area di Barriera esistono altre comunità, meno note e meno appariscenti, di cui pochi sono a conoscenza. Una di queste è quella di corso Regio Parco, di fronte al cimitero Nord. “Non so chi viva nelle capanne che stanno dietro al mio negozio” dichiara un fioraio parlando di un’area adiacente al campo nomadi, “e non voglio correre il rischio di scoprirlo. Probabilmente sono marocchini o nullatenenti, quelli che di giorno lavorano come parcheggiatori”. Se l’informazione riguardo alle baracche che si affacciano sulla strada è scarsa, poco o nulla si sa riguardo al campo situato alle spalle di quest’area. Per raggiungerlo bisogna seguire per qualche centinaio di metri il perscorso dell’ex trincea ferrovia, ormai in disuso, costeggiando corso Regio Parco, invisibile al di là di una fitta vegetazione.

12 BARACCHE - Si contano dodici baracche, abitate da nomadi di etnia Rom, che accolgono gli intrusi con sospetto e preoccupazione, ma al contempo Campo Nomadi cimitero Nord (2)-2mostrano profondo rispetto e azzittiscono i bambini che disturbano la conversazione. “Proveniamo dalla Romania, siamo zingari” dicono, “ma non vogliamo avere problemi: abitiamo qui per conto nostro e viviamo tranquilli”. Interrogati sul loro modo di guadagnare da vivere non rispondono, ma sottolineano il loro rapporto con il resto della comunità: A noi importa solamente essere lasciati in pace, siamo nomadi. Qualche volta arrivano dei carabinieri, controllano che non ci siano irregolarità e vanno via”. Lo stesso succede con un’altra comunità, situata pochi metri più avanti nel percorso della ferrovia.

L’addio ricevuto –una piccola sassaiola da parte dei bambini dell’accampamento, subito fermati dai più anziani- mostra le paure e l’astio che la comunità nutre per i locali, in un rapporto che troppo spesso è stato di scontro invece che d’incontro. Sulla stessa linea sono le critiche di Agliano, che accusa l’indifferenza delle autorità al problema: “i 5 milioni di euro che il Ministro dell’Interno Roberto Maroni doveva stanziare per Torino non si sono mai visti”, e sottolinea la necessità di una linea diplomatica più morbida volta all’integrazione degli immigrati nomadi: “gli sgombri indiscriminati, che pure comportano costi non indifferenti, spostano il problema senza risolverlo”.

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