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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Ivrea / Via Alcide de Gasperi

Omicidio Benito Peloso: dopo otto mesi il dna incastra l'assassino

Il movente dell'omicidio sarebbe la rapina della pensione della vittima: 700 euro che sono costati la vita a Benito Peloso, trovato morto nell'aprile scorso nel bagno di casa. L'omicida è un 56enne disoccupato di Ivrea

La prova del dna non lascia spazio a dubbi e, a otto mesi dalla morte del pensionato settantaquattrenne Benito Peloso, l'assassino è stato arrestato.

Si tratta di un cinquantaseienne disoccupato, Francesco Genovese, residente a Ivrea come la vittima, noto alle forze dell'ordine per un precedente per rapina. Stesso reato che dovrebbe aver compiuto il 2 aprile scorso, il giorno dell'omicidio consumato in un appartamento di via Alcide de Gasperi, prima che il tutto si trasformasse in tragedia. Quando i Carabinieri e i Vigili del Fuoco erano entrati nell'appartamento del pensionato, tutto infatti era in ordine tranne due cose che mancavano all'appello: la chiave del bagno in cui era stato chiuso il corpo senza vita di Benito Peloso e la pensione di 700 euro ritirata qualche giorno prima.

Otto mesi di indagini cominciate grazie a un foglio di carta assorbente ritrovato in fondo alla gola della vittima. Indizio che aveva trasformato quella che sembrava essere una morte naturale in un omicidio difficile da risolvere visto che il pensionato ospitava in casa sua spesso gente esterna o famiglie bisognose e considerata la mancanza di segni di violenza sul corpo della vittima. La rapina, movente dell'omicidio, era stata la prima ipotesi degli investigatori.

A incastrare l'autore dell'omicidio sono state le tracce biologiche rinvenuta sotto le unghie di Peloso. Dalla Procura di Ivrea, che ha condotto le indagini, per il momento si sono limitati a dire che "è stato un lavoro lungo e complesso": l'indagine infatti potrebbe non essere ancora conclusa, ma potrebbe riservare ulteriori sviluppi.

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