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Cronaca Filadelfia / Via Giordano Bruno

Arcate olimpiche nel degrado, in attesa che le promesse vengano mantenute

Ventimila metri quadri dove oggi è possibile vedere vetri spaccati, muri deturpati, ruggine, impianti elettrici saccheggiati. Entro l'estate tutto potrebbe cambiare: lì dovrebbe nascere un polo medico

Dieci anni dopo le Olimpiadi, le arcate olimpiche sono diventate un rifugio dove passare la notte per i senza tetto. Per molti cittadini sono un motivo per sfogare la rabbia verso una città sfavillante, solo per alcuni. I cinque cerchi sono ancora ben visibili perché il loro calco è rimasto impresso sul grigio cemento, nonostante il tempo e le mille peripezie che si sono incrociate in quel pezzo di Torino, che doveva essere uno dei luoghi del rilancio delle perferie ma è rimasto un territorio lontano dal cuore scintillante del centro città.

Mario Vigoni, è un pensionato che vive in questa parte di Torino Sud da quaranta anni: “Non mi aspettavo questa fine. Io ho lavorato in questo posto molti anni. C’era tanta fatica ma anche tanto lavoro e i soldi giravano. Oggi è molto diverso: peccato.”

Cosa c'era prima delle Olimpiadi. Gli ex mercati generali di via Giordano Bruno, Torino Sud, sono sopravvissuti ai bombardamenti del 17 agosto 1943 da parte di aerei della Raf con bombe di grosso e grossissimo calibro; Il 29 marzo 1944 l’aviazione americana (USAAF) con la tecnica del tappeto di bombe (centinaia di bombe dirompenti di medio calibro) completarono il lavoro. Ci fu il crollo totale di alcuni magazzini e il danneggiamento di gran parte delle tettoie. Una bellissima struttura razionalista, forse l’unica di Torino fu su rasa al suolo, ma resistette alla guerra. Trasformati nel media village durante le olimpiadi di Torino 2006, oggi versano in condizioni di totale abbandono e sono vittime di ripetuti raid volti a devastare e saccheggiare la struttura. L’attenzione dei ladri si concentra sul rame, ormai sempre più ricercato.

Le arcate olimpiche nel 2016 - Foto di Maurizio Pagliassotti

I piani di riqualificazione post Olimpiadi. Negli anni sono stati vari; mostre d’arte- alcune anche ben riuscite, come Paratissima - poli espositivi dove mettere auto d’epoca o trenini. L’ultimo progetto di riqualificazione, siglato con un accordo con tanto di firme tra sindaco e Università, prevede la costruzione di un polo medico dove sorgeranno “avveniristici laboratori di ricerca soprattutto nei settori della telemedicina, delle scienze muscolari e più in generale delle neurotecnologie.” Il top del top della ricerca scientifica, “la fabbrica dei medici robot”, potrebbe essere il futuro di questo deserto. I lavori, così è stato promesso, inizieranno entro la prossima estate e dureranno un anno. Investimento previsto circa venti milioni di euro. L’ex villaggio olimpico è stato ceduto all’Università di Torino per trenta anni a titolo gratuito. L’annuncio è stato fatto nel giugno del 2015. Tra le proposte più stravaganti avanzate in dieci anni dia abbandono molto interessante fu l’idea di un polo della movida, dove deportare i nottambuli torinesi in cerca di baldoria e allegria. Una specie di zoo dove chiudere ragazzi più o meno molesti che gravitano con numero eccessivo nei quartieri san Salvario e Vanchiglia. 

Oggi le arcate olimpiche, ventimila metri quadri la loro estensione, sono il punto di massimo degrado dell’eredità olimpica. Vetri spaccati, muri deturpati, ruggine, impianti elettrici saccheggiati. Da queste arcate nasce la bella passerella olimpica, sovrastata dal celebre arco di Camerana, che porta nel centro commerciale del Lingotto. Un punto strategico quindi, commercialmente molto attraente ma inspiegabilmente lasciato al suo destino, in attesa che arrivi l'estate.

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