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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Rivarolo Canavese

La minaccia ai carabinieri: "Siete tutti comunisti, chiamo Salvini e vi faccio trasferire". Condannato

Aveva anche spaccato un vetro

"Siete tutti comunisti, chiamo Salvini e vi faccio trasferire". È quanto aveva detto un italiano di 24 anni ai carabinieri della stazione di San Giorgio Canavese la notte dello scorso 25 maggio 2019. Per l'accaduto, ma anche per i pugni sferrati ai militari e a un vetro della caserma, che si era rotto, il ragazzo è stato condannato a una pena di dieci mesi di reclusione (che naturalmente non sconterà in carcere essendo inferiore a due anni). La sentenza è stata pronunciata dal giudice Elena Stoppini del tribunale di Ivrea. Lui è stato difeso dagli avvocati Pio Coda e Franco Papotti.

L'episodio era iniziato in piazza Massoglia a Rivarolo Canavese. Il giovane, completamente ubriaco, si era rivolto con urla e minacce contro un venditore ambulante di panini: "Vi ammazzo, brucio voi e il camion, dovete andare via dall'Italia, marocchino vai a fare il ramadan". Aveva schiaffeggiato anche un cliente, scagliato una bicicletta addosso a un dipendente del venditore e rovesciato a terra la carne del banco. Al venditore non era restata altra scelta che chiamare i carabinieri.

La notte di follia era proseguita con le minacce 'salviniane' ai militari, con una corsa verso il ponte sul fiume Orco, con una caduta e con le minacce di gettarsi di sotto, fino a quando un carabiniere lo aveva afferrato per un braccio. A quel punto lui aveva iniziato a menare le mani contro la pattuglia, che lo aveva immobilizzato e portato in caserma con difficoltà.

Una volta in caserma, aveva abbattuto il divisore della sala d'aspetto e si era dato ad altri episodi di escandescenze fino a quando erano arrivati i sanitari del 118, che ne avevano constatato l'estremo stato di ubriachezza.

Era finito ai domiciliari ma ci era rimasto solo per pochi giorni: qualche notte dopo, infatti, era stato sorpreso fuori casa mentre inveiva contro il vicino che si era lamentato per la musica troppo alta. A quel punto era finito in carcere.

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