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Cronaca

Emergenza profughi, Padre Mario: "Sono disposto ad accoglierli a patto che vogliano guardare al futuro"

Secondo l'assessore Cerutti l'ondata di profughi in Piemonte non può essere considerata come una "invasione". Al momento i migranti regolarmente registrati nella nostra regione sono 6500

"Sono disposto ad accogliere due profughi a patto che per loro sia previsto un programma di sostegno dettagliato e che abbiano voglia di darsi da fare nel mondo del lavoro o dello studio". La voce di Padre Mario Azzario, parroco della chiesa San Carlo Borromeo, gemella di Santa Cristina, nel pieno centro di Torino, è chiara e senza il minimo cenno di dubbio. L'appello dell'arcivescovo mons. Cesare Nosiglia sulla possibilità, per ogni Unità Pastorale, di accogliere almeno cinque profughi in arrivo nella nostra città non l'ha colto di sorpresa perchè la sua parrocchia, a questa eventualità, ci sta pensando già da tempo, "giusto il periodo necessario affinchè vengano ultimati i lavori di ristrutturazione che interessano la chiesa".

Ma a una condizione: quella che i profughi abbiano voglia di studiare e guardare al futuro. "Non vogliamo che la loro sistemazione sia temporanea per soli tre o quattro mesi - ci racconta Padre Mario -. Siamo disposti a ospitarli anche per lungo tempo, nei limiti delle nostre disponibilità, ma a patto che per loro sia previsto un programma di integrazione strutturato in modo tale che possano inserirsi agevolmente nella comunità". Appena i lavori di ristrutturazione saranno ultimati - tempo di definire i dettagli burocratici - la parrocchia aprirà le porte ai profughi: "Al momento gli spazi di cui disponiamo ci danno la possibilità di accogliere solo due migranti - continua -. Verranno ospitati nelle stanze del convento e seguiti affinchè possano integrarsi. Quella dei profughi è un'emergenza a cui non possiamo voltare le spalle". L'appello di Nosiglia parla chiaro e si muove verso un'accoglienza concreta, "non solo notturna, ma di ospitalità completa" ed è rivolta anche alle famiglie a cui l'arcivescovo chiede di aprire le porte ad almeno un profugo.

LA POLEMICA - La proposta dei mons. Cesare Nosiglia non ha mancato di scatenare le polemiche, sia dalla comunità - poco disposta all'eventualità di accogliere nelle proprie case un immigrato, sia dal mondo della politica. "Siamo contenti che la Diocesi voglia dare un contributo nell’accoglienza - ha affermato Maurizio Marrone capogruppo in Sala Rossa di Fratelli d'Italia - ma solo se, sinceramente ispirata da carità e solidarietà, rinuncia ai fondi statali finora percepiti dalle Prefetture e dai Comuni". Secondo il consigliere, infatti, in un solo anno l'associazionismo cattolico e le organizzazioni valdesi del torinese avrebbero percepito centinaia di migliaia di euro, a fronte dei soldi pubblici stanziati dal Ministero dell'Interno, 35 euro al giorno per ogni immigrato preso in carico.

L'ACCOGLIENZA - Intanto continua il dibattito sui flussi migratori che stanno mettendo in ginocchio l'intera Europa, in particolare la città di Budapest dove ieri circa 1500 profughi hanno invaso la stazione di Keleti trasformandola in un vero e proprio accampamento. La prossima settimana la Commissione Europea dovrebbe mettere sul tavolo le sue proposte per rendere più efficace la risposta al fenomeno migratorio, con nuove regole per il diritto d'asilo e un'azione più concreta sui rimpatri. Dal fronte regionale il presidente Chiamparino ha affermatro che "la regione Piemonte sta mantenendo gli impegni e sta lavorando bene". Nelle prossime settimane dovrebbero aprire due hub che si affiancheranno al centro di accoglienza "Fenoglio" di Settimo Torinese. Un fenomeno, quello dell'ondata di migranti, che, secondo l'assessore Monica Cerutti, non può essere configurata come "invasione" in quanto i profughi attualmente ospitati in Piemonte sono circa 6500, "neanche lo 0,1% della popolazione piemontese". "Stiamo lavorando - spiega l'assessore Cerutti - affinchè l’accoglienza da emergenziale diventi strutturale. Per questo abbiamo messo a disposizione una struttura a Villar Pellice e speriamo che a breve l’altro centro a Castel d’Annone possa entrare in funzione e si possa procedere a smontare la tendopoli a Settimo Torinese e spostare le persone".  

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