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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Strage sul binario unico, 18 imputati: tra le vittime un torinese ex funzionario di banca

Morirono 23 persone, 51 i feriti

Capostazione, capotreno, funzionari di Ferrotramviaria e dirigenti del Ministero delle Infrastrutture rischiano il processo per la strage sul binario unico, avvenuta la mattina del 12 luglio 2016, sulla tratta fra Andria e Corato persero la vita 23 persone. In quell’ammasso di lamiere morì anche Enrico Castellano, un ex funzionario di banca, nato a Ostuni e da 40 anni a Torino.

Quel giorno aveva deciso di raggiungere i figli in Puglia perché ad aspettarlo c’era il piccolino nipote che avrebbe festeggiato due anni. La tragedia, in provincia di Bari, la sua terra, quella che aveva lasciato da ragazzo per studiare fuori e che ha scelto poi come residenza dopo aver trovato lavoro per il Banco di Napoli, come funzionario. Viaggiava spesso, anche all'estero, da quando era andato in pensione.

I familiari potranno costituirsi parte civile, ai fini della richiesta di risarcimento dei danni, anche morali, in sede di udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Trani, chiamato a decidere se disporre o meno il processo nei confronti delle persone già destinatarie degli avvisi di conclusione indagine. 

Gli imputati

Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso.
L’azione penale, con la formulazione del capo di imputazione, è stata esercitata oltre che nei confronti di capostazione e capotreno, nei riguardi di dirigenti e funzionari di Ferrotramviaria, società accusata di aver risparmiato 664mila euro sui lavori per il "blocco conta assi", la cui installazione avrebbe potuto impedire il disastro ferroviario“, stando alle conclusioni dei periti. Rinvio al giudizio del Tribunale, è stato chiesto per il direttore generale del ministero delle Infrastrutture, Virginio Di Giambattista, accusato in concorso con un’altra dirigente, Elena Molinaro, di non aver “compiuto verifiche periodiche” e adottato “provvedimenti urgenti” per eliminare il sistema del blocco telefonico su quella tratta a binario unico.

L’inchiesta

Le indagini delegate nell’immediatezza della tragedia agli uomini della  Squadra Mobile, della Polizia Ferroviaria e della Guardia di Finanza hanno portato ad accertato che da Andria fu dato il via libera alla partenza del treno senza aspettare l’incrocio con il convoglio proveniente da Corato, la cui partenza non era stata neppure comunicata. Per queste condotte la Procura ha chiesto il processo per i dirigenti di movimento di Andria e Corato, Vito Piccareta e Alessio Porcelli, per  il dirigente coordinatore centrale Francesco Pistolato e per il capotreno Nicola Lorizzo il quale viaggiava sul convoglio partito da Andria.

Ai due capostazione, inoltre, si contesta di aver falsificato i registri contenenti le annotazioni utili  per la partenza dei treni. Agli allora dirigenti di Ferrotramviaria, gli amministratori delegati Enrico Maria Pasquini e sua sorella Gloria Pasquini, al direttore generale Massimo Nitti, al direttore di esercizio Michele Ronchi e ad altre sei persone sei l’accusa mossa è di non aver adeguatamente valutato i rischi, violando disposizioni in materia di sicurezza.

La Regione Puglia, su decisione assunta dal governatore  Michele Emiliano, ha dato incarico all’Avvocatura per presentare la richiesta di costituzione di parte civile. Potranno farlo anche i familiari delle vittime, per i quali il dolore si fa sentire ogni giorno.“
 

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