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"Spero Giovannino non sopravviva": procedimento disciplinare per il dottor Silvio Viale

Il bimbo con l'Ittiosi Arlecchino

"Comprendo perfettamente la scelta dei genitori di non riconoscere il neonato. Una scelta doppiamente dolorosa, perché giunta improvvisa al termine atteso di una gravidanza desiderata. Chiunque di noi, potendo conoscere la diagnosi durante la gravidanza, abortirebbe. Chiunque di noi dovrebbe cercare di identificarsi con i genitori. Per capire cosa sia la Ittiosi Arlecchino, la variante peggiore della Ittiosi Autosomica Congenita, bisogna avere il coraggio di guardare le foto reperibili su qualsiasi motore di ricerca. C’è da sperare davvero che non sopravviva, mentre è necessario garantire una assistenza adeguata per il periodo che dovesse sfuggire alla morte".

Queste le parole che aveva proferito il dottor Silvio Viale, ginecologo al Sant'Anna di Torino e noto esponente radicale, nelle ore immediatamente successive alle notizie su Giovannino, il bimbo nato con l'Ittiosi Arlecchino e subito abbandonato dai suoi genitori.

Ieri pomeriggio, venerdì 8 novembre 2019, a Viale è stato notificato un provvedimento disciplinare da parte del dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Sant'Anna-Città della Salute per "non conformità del comportamento al regolamento disciplinare e al codice etico", con riferimenti anche al mancato rispetto della direttiva aziendale per la tutela della privacy.

Immediata la replica di Viale, affidata ad un comunicato Facebook: "E’ una cosa seria, pretestuosa, ma seria. Ovviamente dovrò aspettare di sapere quali saranno le contestazioni specifiche, ma è chiaro che non sono stato io a rendere pubblica una vicenda che vede coinvolto un bimbo inconsapevole di pochi mesi, tutelato da un nome di fantasia, è una coppia anonima, tutelata dal segreto professionale e giuridico. Oltre a tutti gli operatori, assistenti sociali, medici e personale che in questi mesi hanno cercato di trovare una soluzione.

Di fronte all’esplodere di commenti ingiusti, fuorvianti e colpevolizzanti verso i genitori, ho ritenuto fosse un dovere deontologico e umano intervenire sulle implicazioni di casi di questa gravità, anche in relazione al mio impegno politico nel campo dei diritti civili.

In particolare mi è sembrato doveroso correggere la fuga di notizie, che si trattasse di una fecondazione eterologa. Una circostanza falsa che veniva utilizzata per mettere ancora di più alla gogna i genitori e per articoli astiosi verso la fecondazione eterologa. Come è noto io auspico che possa essere offerta anche in Piemonte e nella nostra azienda.

In attesa degli sviluppi io confermo parola per parola il senso complessivo dei miei post, in cui non vi è alcuna violazione della “tutela della riservatezza” e vi è un profondo “rispetto delle persone coinvolte e delle situazioni di sofferenza”. L’immagine dell’Azienda, qualunque essa sia per questa vicenda, non è stata da me danneggiata in alcun modo.

Per fortuna siamo in uno Stato di Diritto, non in Turchia, ed essere dipendente non cancella i diritti civili. Io sono intervenuto a seguito di una notizia diventata pubblica con tutto il suo carico polemico politico e sanitario. L’ho fatto come se si trattasse di una fuga di notizie della Mangiagalli. Ho mantenuto, come sempre, distinto il medico dal politico.

Un grazie sincero a tutti coloro che mi stanno esprimendo vicinanza".

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