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Il Padiglione 5 dell'ospedale Mauriziano di Torino intitolato alla memoria della professoressa Nicoletta Biglia

La dottoressa, scomparsa recentemente, è stata direttrice del reparto Ginecologia e Ostetricia

Ora il padiglione 5 porta il nome della dottoressa Nicoletta Biglia. La direttrice del reparto di Ginecologia e Ostetricia, recentemente scomparsa, è stata ricordata ieri, lunedì 15 aprile, durante una commovente cerimonia all'ospedale Mauriziano di Torino. 

I colleghi, parenti e amici l'hanno ricordata per le qualità professionali e umane, così come per le capacità dirigenziali e organizzative, della donna che è stata direttore del reparto. 

È stato il direttore generale dell'ospedale, il dottor Maurizio Dall'Acqua, a scoprire la targa in memoria della professoressa. "Questo importante riconoscimento sottolinea l'attività che ha profuso quale medico e direttore della Ginecologia e Ostetricia universitaria negli anni della malattia e permette di ricordare le sue qualità professionali e umane così come le sue capacità dirigenziali e organizzative - si legge nella nota del nosocomio - per ricordarla si possono individuare due parole chiave: dedizione e coraggio. Tutti hanno potuto apprezzare la sua dedizione nei tre anni successivi alla diagnosi della malattia: la professoressa Biglia non si è mai tirata indietro di fronte a un impegno.

Perfettamente consapevole del suo destino, ha dedicato tutte le sue energie a sviluppare la divisione di cui era responsabile, continuando a introdurre innovazioni sia nel settore ginecologico, una per tutte l'inserimento nella routine settimanale della chirurgia robotica, sia in quella ostetrica. Con lo stesso spirito, consapevole del poco tempo che le rimaneva, ha accelerato al massimo il training chirurgico dei suoi collaboratori più stretti, portandoli a una completa autonomia nella chirurgia a cielo aperto, laparoscopica e robotica.

Nello stesso periodo ha continuato a svolgere tutte le attività didattiche ed ha portato avanti una intensa attività di ricerca e congressuale, terminata la settimana prima del suo decesso con una relazione al Congresso mondiale di ginecologia e ostetricia di Parigi.

Allo stesso tempo era una donna coraggiosa: durante i tre anni della sua malattia non ha mai cercato compassione né mostrato cedimenti, continuando a lavorare con l'intensità e i ritmi abituali. Anche nei momenti più difficili, quando il dolore si faceva più forte, si è sempre mostrata sorridente e disponibile a pazienti, colleghi e collaboratori. Ha continuato a operare, anche i grandi interventi di chirurgia radicale pelvica, e a interagire, in modo molto positivo, con la direzione dell'ospedale senza mai lasciar trasparire né la fatica né il dolore". 

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