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Martedì, 30 Aprile 2024
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L'ex portavoce di Appendino condannato per peculato, assolto dagli altri addebiti: "Cadute le accuse più infamanti"

Si chiude così il primo round del processo a Luca Pasquaretta imputato di peculato, estorsione e traffico di influenze illecite a Torino

Condannato a 1 anno e 8 mesi per peculato, ma assolto dagli altri, più gravi, addebiti. Si chiude così il primo round del processo a Luca Pasquaretta, ex braccio destro di Chiara Appendino imputato di peculato, estorsione e traffico di influenze illecite a Torino. La sentenza è arrivata stamattina all'esito di una camera di Consiglio durata poche ore. Oltre a Pasquaretta, sono stati condannati a 1 anno e 4 mesi Giuseppe Ferrari e Mario Montalcini, rispettivamente ex vicedirettore generale del Comune di Torino ed ex vicepresidente della Fondazione per il Libro. 

Il pm Gianfranco Colace aveva chiesto nove anni di reclusione per il giornalista lucano, accusato di aver incassato 5mila euro per una consulenza mai svolta (quella per il Salone del Libro 2017) e, in seguito, di aver ottenuto altri incarichi a suon di pressioni e minacce o spendendo le proprie entrature politiche. Agli atti del processo sono anche finite le telefonate, intercettate, di Pasquaretta a vari esponenti della politica cittadina e nazionale (fra gli altri, all'ex viceministra Laura Castelli e allo spin doctor del Movimento 5 Stelle Pietro Dettori), in cui chiedeva altri incarichi dopo essere stato scaricato dall'entourage dell'ex sindaca nel 2018. Telefonate e pressioni che secondo la Procura integrano una vera e propria estorsione ai danni di Appendino e Castelli, sempre negata dalle dirette interessate. Da quegli addebiti però oggi Pasquaretta è stato assolto "perché il fatto non sussiste". Negata anche la trasmissione degli atti in Procura chiesta dal pm, che aveva definito "bugie palesi" le dichiarazioni rese dalle due esponenti dei 5 Stelle chiedendo di valutare i profili della falsa testimonianza a loro carico.

"Almeno in parte e stata fatta giustizia - ha commentato Pasquaretta dopo la lettura della sentenza -. Mi aspettavo l'assoluzione, ma almeno sono cadute le accuse più infamanti. Comunque non mollerò: faremo ricorso in Appello e ho fiducia che in quella sede tutta la verità possa essere ristabilita". Il giornalista ha anche risposto alle domande dei cronisti sui suoi rapporti con Appendino in questi anni: "Queste accuse, specie quella di estorsione, hanno condizionato la mia vita e le mie relazioni per tanti anni. Con Appendino abbiamo fatto un pezzo di storia della città, saremo sempre legati. Le voglio ancora bene, l'ho sempre considerata una sorella minore". E ancora: "Non ho mai voluto fare del male a nessuno. A volte si sbaglia usando parole inopportune, ma non pensavo di passare per delinquente". Il riferimento è alle telefonate rabbiose in cui diceva: “Mi sono preso due avvisi di garanzia per difendere il Movimento e Chiara” e minacciava di "vuotare il sacco in Procura" perché "se parlo io viene giù tutto". 

Oltre al peculato, Pasquaretta doveva rispondere di traffico d'influenze, corruzione e turbativa d'asta in relazione a una consulenza prestata al consorzio di bonifica della Basilicata, guidato dall'avvocato Giuseppe Musacchio (anche lui imputato) in veste di commissario. La Corte però ha stabilito che quel filone proseguirà davanti ai giudici di Matera per competenza territoriale e ha disposto la trasmissione degli atti. Sotto la lente dei magistrati erano finiti anche i presunti favori dall'imprenditore Francesco Capra, tra cui la disponibilità di auto per viaggi personali, in cambio della disponibilità a coinvolgerlo nell’allestimento di un evento pubblico. Anche da quegli addebiti però è stato assolto con formula piena.

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