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Olimpiadi 2026, un pasticcio tutto politico. Malagò: "Il Governo metta nero su bianco le garanzie"

Ma che garanzie può dare un sistema, quello politico, che negli anni ha dimostrato tutta la sua fragilità?

È un mezzo schiaffo quello che Giovanni Malagò, presidente del Coni, questa mattina - giovedì 9 novembre - ha inferto al mondo della politica. Il tema è quello di cui ormai si sta dibattendo da settimane, ovvero sul possibile o improbabile (dipende dai punti di vista) utilizzo della pista da bob di Cesana per le prossime Olimpiadi invernali che si terranno nel 2026 in Italia. 

Regione Piemonte e Comune di Torino sono convinti della bontà del progetto che hanno presentato per la riqualificazione e il riutilizzo della pista da bob e skeleton; il CIO invece sembrerebbe reputare la partita chiusa. In mezzo il Governo che per voce del ministro dello sport Andrea Abodi ha detto che "La pista di bob all'estero è l'ultima delle soluzioni". Ma il Governo non decide perché la decisione finale spetta alla Fondazione Milano-Cortina e al CIO stesso; il Governo deve dare garanzie. 

Ma che garanzie può dare un sistema, quello politico, che negli anni ha dimostrato tutta la sua fragilità? La domanda sorge spontanea dopo aver ascoltato le parole che Malagò ha pronunciato l'inaugurazione dell'Anno accademico sportivo. Il numero uno del CONI ha ripercorso passo dopo passo tutto quel che è accaduto negli ultimi quattro anni sul fronte dell'organizzazione delle Olimpiadi del 2026. 

"Il CIO dice", spiega Malagò in un passaggio del suo intervento, "nello sport sappiamo cosa succede, nella politica non lo sappiamo. Sono cambiati quattro Governi, quattro primi ministri, quattro responsabili dello sport". Tutto questo dal giorno in cui si è cominciato a lavorare per le Olimpiadi e così si arriva a oggi e alla chiusura del CIO su Cesana.  

"Per il CIO la partita è chiusa", dice Malagò, "La partita si può riaprire se c'è un documento che attesta che c'è una possibilità diversa, ma questo non lo può fare però la Fondazione. Se il governo italiano mette nero su bianco, certifica, dà delle garanzie, sotto ogni punto di vista, realizzative, economiche finanziarie, a quel punto siamo ben felici di andare dal Cio per capire tutto quello che si può fare per rispettare la volontà del Governo, della Regione Piemonte e della Citta' di Torino. Se qualcun altro vuole strumentalizzare ipotesi diverse sbaglia. Siamo felici di poter aiutare la Regione Piemonte e la Città di Torino se ci sono le condizioni".

Condizioni dunque che al momento, senza quel famoso pezzo di carta che chiede Malagò, non ci sono. "Il ministro Abodi ha detto una grande verità", ha aggiunto Malagò, "che non spetta a lui, ne tanto meno al Governo italiano, decidere dove si devono svolgere le gare delle Olimpiadi. Spetta al comitato organizzatore d'accordo con il CIO". Il CIO ha raccomandato alla Fondazione Milano-Cortina di realizzare i Giochi dove ci sono gli 'existing', come Cesana e i 'working', "e Cesena onestamente non è working", ha concluso Malagò. 

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