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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Bambini arabi in affido a coppie italiane e cristiane, la protesta in piazza

Si chiede che i bimbi tolti non perdano cultura e religione

Una questione di cultura e religione che passa tramite l’educazione dei figli che non devono perdere il legame con la famiglia di origine specie se vengono affidati o adottati. E’ scattata per questo motivo giovedì mattina, 26 aprile, davanti a Palazzo Civico la protesta della comunità araba contro una trentina di provvedimenti di tribunale e servizi sociali, che nell’ultimo periodo hanno allontanato altrettanti bambini dalle loro famiglie di origine, consegnandoli a comunità protette o ad altre famiglie affidatarie.

Tante storie diverse riunite tutte in piazza per chiedere un modo per dare maggiore continuità culturale ai piccoli arabi che spesso vengono cresciuti, anche solo per un certo periodo, in una famiglia cristiana.  

Il caso di Ziad

Ziad è un bimbo che oggi ha 8 anni e che è in attesa di sapere se il tribunale, dopo averlo allontanato dalla sua famiglia tre anni fa, deciderà di darlo definitivamente in adozione. Secondo il legale della famiglia intervistato da Repubblica: “Gli hanno negato la possibilità di tornare in famiglia, accudito da uno zio e non dai genitori, perché secondo il giudice il bambino non ha alcun legame con quel parente. Ma che legame potrà mai avere con una famiglia italiana e cristiana che non ha mai visto prima?”. I genitori di Ziad sono accusati di averlo abbandonato: “Ma lo hanno perso di vista un’ora perché era sfuggito al controllo e si era allontanato” continua l’avvocato della famiglia.

L’intervento dell’assessore

Marco Giusta, assessore comunale alle Famiglie, si è offerto come interlocutore: “Non è un argomento che compete al Comune ma se la richiesta è quella di trovare un sistema per garantire una maggiore continuità culturale per i bambini di origine straniera che vengono allontanati dalle famiglie, possiamo aprire un dialogo con il tribunale e con i servizi sociali per affrontare il problema”
 
 

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